LA VITIS VINIFERA

Le prime Vitaceae popolavano la terra circa 100 milioni di anni fa ed erano presenti in gran parte della Pangea. Con le grandi glaciazioni, l’areale di presenza si è via via ridotto e, come si è detto, intorno al bacino del Mediterraneo si è evoluta la Vitis vinifera sbsp. sylvestris, a partire dal Quaternario, come testimoniano alcuni fossili ritrovati nella regione di Meyrargues e vicino a Montpellier, in Francia, nel travertino di San Vivaldo in Toscana e di Fiano Romano.
Da questa specie, attraverso la selezione, si è arrivati alla Vitis vinifera sbsp. sativa, l’attuale vite da vino conosciuta come “vite europea” in maniera impropria, visto che la sua domesticazione è mediorientale.
Nel corso dei secoli, all’interno dell’area compresa tra il 30° e il 50° parallelo dell’emisfero Nord, le diverse varietà di V. vinifera si sono evolute adattandosi alle differenti condizioni di clima e terreno. La gestione del vigneto, con minime variazioni, è rimasta la stessa per migliaia di anni, basata sulle tecniche di coltivazione di Greci e Romani. La grande rivoluzione, che avvia la viticoltura moderna, arriva a metà Ottocento, con l’introduzione di nuovi e importanti parassiti dal Nord America. Nel 1850 viene segnalato per la prima volta in una serra londinese (e poco dopo in Francia) il fungo che causa l’oidio, o “mal bianco della vite”, e nel 1878 viene segnalato per la prima volta l’agente causale della peronospora. Poiché questi patogeni e la V. vinifera si sono evoluti in ambienti diversi, nel corredo genetico della vite europea non sono presenti geni di resistenza a queste malattie, che si diffusero in breve in Europa, provocando danni molto gravi. Poiché i mezzi di lotta erano pochi e poco efficaci (Millardet pubblicò i primi risultati con la poltiglia bordolese nel 1885), si pensò d’importare piante dal Nord America appartenenti a specie diverse del genere Vitis, resistenti a peronospora e oidio, per incrociarle con la vite europea, così aumentandone la resistenza. L’introduzione massiccia di materiale dal Nord America favorì però la diffusione della fillossera, un insetto che era già stato segnalato in Europa intorno al 1880, più o meno in contemporanea con le prime segnalazioni di peronospora in Francia. Gli attacchi di questo insetto causano gravi danni all’apparato radicale della V. vinifera, che portano in breve tempo alla morte della pianta. Poiché tutte le varietà utilizzate per la produzione di uva da vino e da tavola derivano da questa specie, la rapida espansione della fillossera poteva rappresentare la fine della viticoltura europea.