LA STORIA DEL METODO CLASSICO ITALIANO

Come già riportato, la storia degli spumanti è controversa e la paternità del metodo, attribuita alla Francia per noblesse oblige, ha avuto negli altri paesi un effetto di contrazione fino alla seconda metà dell’Ottocento. In Italia passi significativi furono dapprima quello di Carlo Gancia, che nel 1865, ispirato dalle tecniche utilizzate in Champagne, mise in commercio la prima bottiglia di “Moscato Champagne”, segnando la strada per la futura denominazione Asti; e, quindi, quello compiuto da Antonio Carpenè a Conegliano Veneto, che con i suoi studi sulla rifermentazione in bottiglia arricchì l’enologia nazionale e fece da apripista per il trentino Giulio Ferrari che, dopo numerosi viaggi studio in Francia alla fine dell’Ottocento, guidato dalla sua curiosità e da vivacissimo spirito pionieristico, nel 1902 gettò solide basi per l’interpretazione trentina del metodo classico, dando alla luce la prima bottiglia di spumante metodo classico italiano. Nella prima metà del Secolo Breve, complici i due conflitti mondiali, la sperimentazione e la produzione subirono una flessione, ma dagli anni Sessanta in poi il territorio italiano fu contraddistinto da grande fermento nella crescita e nel miglioramento tecnologico della spumantizzazione: in un arco di tempo piuttosto breve, l’Italia è diventato uno dei paesi più importanti e competitivi sullo scenario mondiale.
La necessità di conferire un tratto distintivo, promuovere e tutelare la produzione nazionale fu la base per un dialogo e una concertazione tra produttori di zone diverse che cercarono di far convergere le diverse tipologie di metodo classico italiano sotto un unico nome. Il 1975, infatti, è l’anno di fondazione dell’Istituto Italiano Metodo Champenoise, divenuto poi Istituto Talento Metodo Classico nel 1996, anno in cui il termine champenoise fu per legge reso di esclusivo appannaggio del territorio e della produzione della Champagne. L’istituto dal 2009 è diventato Istituto Italiano Talento e il marchio Talento è tuttora riscontrabile in alcune etichette, rappresentato da un logo in cui le bottiglie stilizzate riposano sulla pupitre, nonostante negli anni la compagine dei produttori associati sia cambiata riducendosi di numero per scelte aziendali e ragioni determinate dalla forza commerciale che man mano acquisivano brand italiani quali Franciacorta e Trento DOC.