CRÉMANT
Si tratta di una denominazione che fino agli anni Novanta ha indicato vini ottenuti con metodo classico prodotti in alcune regioni della Francia, eccetto la Champagne, e in Lussemburgo.
La produzione attuale si attesta su circa 85 milioni di bottiglie per anno, di cui più della metà provengono dall’Alsazia. Insieme a questa regione, gli altri comprensori vitivinicoli francesi sono Borgogna, Bordeaux, valle della Loira e Jura, territori celebrati più per i vini fermi che per quelli mossi, e le zone di Die, Limoux e Savoia.
Il termine crémant in passato indicava soltanto i vini di queste regioni determinate, fin quando Codorníu, produttore spagnolo dal 1924 titolare del marchio registrato «Grand Crémant de Cordoníu», si vide d’improvviso negare la facoltà di utilizzo del termine per mano del Consiglio Europeo. L’azienda impugnò la norma e fece ricorso alla Corte di Giustizia Europea vincendolo, tanto che il 18 maggio 1994 fu decretato che il termine crémant non costituiva designazione d’origine, ma si riferiva a un metodo di produzione e che, pertanto, l’utilizzo legato soltanto al territorio era illegittimo. Il termine quindi non designava più l’origine specifica e poteva essere utilizzato liberamente anche negli altri paesi. Nonostante la maggior libertà di manovra in ambito comunitario, il regolamento UE 607/09 disciplina la produzione in modo stringente per mantenere alto lo standard qualitativo espresso dai crémant. Questa categoria include vini bianchi o rosati a marchio per i quali la raccolta delle uve a bacca bianca o nera (chardonnay, pinot nero, pinot grigio, pinot bianco e auxerrois) deve avvenire a mano; dalla pressatura del grappolo intero si ottengono 100 litri di mosto ogni 150 kg di uva, si utilizzano al massimo 150 mg/l di anidride solforosa e il residuo zuccherino è sempre inferiore a 50 g/l. La sosta sui lieviti si protrae per almeno 9 mesi e il vino non può essere immesso in commercio finché non sia trascorso almeno un anno dall’imbottigliamento.