I VINI AROMATIZZATI

La storia di questi vini è antichissima e, come numerose altre produzioni enologiche, si fa risalire alla Grecia classica. Le testimonianze dell’aggiunta di spezie, aromi, foglie, bacche, miele e acqua di mare alle anfore di vino sono molte e trovano riscontri veritieri nella farmacopea e nella medicina, al punto da far prosperare la leggenda secondo la quale l’inventore dei vini aromatizzati sia stato Ippocrate.
La realtà è di sicuro diversa, tuttavia è altrettanto sicuro che questi vini sono nati per soddisfare e rispondere a esigenze concrete, non solo edonistiche, ma anche e soprattutto terapeutiche, dal momento che molte delle botaniche addizionate possiedono comprovate proprietà galeniche. Altra verità risiede nel fatto che i vini dell’epoca erano rozzi, grossolani e poco stabili e, pertanto, l’aggiunta di erbe e spezie poteva aumentarne il tempo di conservazione. Con il passare del tempo, questi vini divennero famosi e di successo nella Venezia quattrocentesca, dedita ai commerci con l’Oriente e al traffico di spezie e droghe; nei migliori salotti veneziani e nei più importanti banchetti nobiliari e aristocratici era impossibile non imbattersi nei vini aromatizzati.
Per arrivare ai prodotti che ci sono familiari, tuttavia, bisogna puntare l’attenzione sulla Torino di fine Settecento e sull’opera dell’erborista visionario Antonio Benedetto Carpano, distillatore che, dopo lunghi studi, nel 1786 mise in commercio il primo vermouth moderno, un miscuglio dolce e aromatico a base di erbe, spezie e vino moscato, che fu battezzato Vermouth Torino, poiché la sua bottega si trovava proprio di fronte al Palazzo Reale. Il termine vermouth deriva dal tedesco Wermut che significa «artemisia»; questa pianta viene da sempre considerata medicamentosa e si utilizzava nel settore alimentare anche come aromatizzante; nella Roma antica, infatti, sotto il nome di Absinthiatum (o Absinthianum) vinum, veniva prodotta una miscela di vino e botaniche. La connessione tra il vermouth e l’artemisia è ancora oggi strettissima, tanto che la pianta officinale rimane uno degli ingredienti principali obbligatori in tutte le varie ricette.
Il vermouth di Carpano fu un successo senza precedenti: approdato all’inizio presso la corte sabauda alla tavola di Vittorio Amedeo III, esplose in tutti gli stati sabaudi per poi diffondersi a macchia d’olio in Francia, dove la sua popolarità crebbe a dismisura nel Diciannovesimo secolo, tanto da spingere alcuni produttori francesi, come Joseph e Louis Noilly a crearne una propria personale versione, dando origine al vermouth dry, ingrediente base del cocktail Martini.