La produzione vinicola italiana è molto ampia e variegata. Oggi le DOCG italiane sono 77 e le DOC 330. Se si considerano entrambe le tipologie di denominazione, le relative sottozone, le Menzioni Geografiche Aggiuntive e le diverse tipologie previste, come Classico, Superiore, Riserva, Gran Selezione o Passito, Novello, Spumante o Frizzante, si arriva a oltre 3500 vini diversi.
L’aspetto più interessante della vitivinicoltura italiana è però la grande ricchezza varietale: i vitigni al momento presenti nel Registro Nazionale delle Varietà sono 610, compresi 36 resistenti alle malattie, molti dei quali sono diffusi solo in limitati ambiti locali e alcuni, per ora, sono soltanto iscritti. Occorre però ricordare il gran numero di varietà minori presenti in ogni regione che non sono ancora iscritte al Registro Nazionale.
Il vitigno più coltivato e diffuso in Italia è il sangiovese, che rappresenta da solo quasi il 9% del vigneto italiano. È importante soprattutto nell’Italia Centrale, dove entra a far parte – spesso come varietà principale – di molti vini DOC e DOCG, ma è presente in quasi tutte le regioni.
Al secondo posto, se li consideriamo come un insieme unico, ci sono i trebbiani, un’ampia famiglia che copre circa il 6,5% della superficie vitata italiana. Il più diffuso è il trebbiano toscano, seguito dal trebbiano romagnolo e dal trebbiano abruzzese.
Al terzo posto, si trovano i catarratti siciliani (catarratto bianco comune, il più diffuso, e catarratto bianco lucido) che, benché siano coltivati solo in parte della Sicilia, insieme rappresentano il 5% della superficie vitata italiana. Seguono il glera, il vitigno base del Prosecco (4,5% della superficie vitata), e il montepulciano, il secondo vitigno a bacca nera nell’Italia Centrale dopo il sangiovese (4,5% della superficie vitata).
Subito dopo troviamo i due vitigni internazionali più diffusi, che sono il pinot grigio e il merlot, che rappresentano rispettivamente il 4% e il 3,5% del vigneto italiano.
A seguire troviamo, nell’ordine, chardonnay, barbera, nero d’Avola, negro amaro e primitivo, ognuno dei quali occupa tra il 2,5 e il 3% della superficie coltivata a uva da vino.
Cabernet sauvignon e moscato bianco rappresentano ognuno il 2% del vigneto italiano, mentre le malvasie bianche non aromatiche, i lambruschi, l’aglianico e il garganega rappresentano ognuno circa l’1,5%.
Intorno all’1% della superficie vitata, o poco al di sotto, troviamo pinot nero, syrah, corvina, dolcetto, cannonau, nebbiolo, grillo e croatina.