ENOGRAFIA REGIONALE ITALIANA*

Le diverse combinazioni tra le tipologie climatiche e i suoli definiscono le caratteristiche delle zone viticole e, come detto, hanno influito in modo importante sulla selezione naturale delle varietà nelle diverse regioni italiane, soprattutto prima della rivoluzione causata dalla fillossera che ha imposto, nella maggior parte delle aree viticole, l’utilizzo dei portainnesti di origine nordamericana.

La Valle d’Aosta è una piccola regione a cavallo tra Italia e Francia che ha un’unica DOC, Valle d’Aosta o Vallée d’Aoste. Essendo una regione bilingue, le etichette possono essere scritte anche in francese.
La viticoltura è fortemente limitata dalla presenza delle montagne e si sviluppa oggi su soli 450 ettari (contro i 750 del 2010), per una produzione che nel 2021 è stata di circa 15.000 hl di vino. Qui si trovano alcuni dei vigneti italiani coltivati alla quota più alta (fino a 1200 m di quota), come quelli di prié blanc, varietà a ciclo molto breve, destinati alla produzione del Blanc de Morgex et de La Salle, vino caratterizzato da un colore paglierino molto tenue, con profumi delicati che ricordano i fiori di montagna, un’accentuata acidità e un’alcolicità piuttosto bassa. I vigneti dell’unica DOC valdostana seguono il percorso della Dora Baltea, che attraversa la regione, e possono essere suddivisi in tre zone: l’Alta Valle, la Valle Centrale e la Bassa Valle.
Oltre al già citato prié blanc, nelle prime due zone sono coltivati altri vitigni tradizionali a bacca bianca, come la petite arvine, e a bacca nera, come il fumin e il petit rouge, e aromatici, come il moscato bianco, alla base del vino di Chambave. La produzione valdostana ha una netta prevalenza di vini rossi e di vitigni a bacca nera che occupano circa il 75% dell’area vitata. In particolare nella Bassa Valle, verso il Piemonte, è importante il nebbiolo, che dà vini dotati di ottima struttura e buona longevità, come il Donnas e l’Arnad-Montjovet.