In Piemonte la viticoltura occupa una posizione fondamentale nel comparto agricolo della regione, con una produzione media annua di circa 2.750.000 hl di vino. Per tradizione legata ai vini rossi, la produzione piemontese si sta evolvendo anche verso la creazione di vini bianchi e di spumanti di qualità. Il vitigno più diffuso è la barbera, che copre un terzo della superficie regionale coltivata a vite. Si trova in diverse zone, nelle quali esprime in modo differente il suo carattere e dimostra la sua grande adattabilità anche in annate calde e asciutte, perché è sempre dotata di ottima acidità. Soprattutto nel Basso Piemonte, nell’area che va dall’Albese ai Colli Tortonesi, dà vini strutturati e con buona predisposizione all’affinamento, mantenendo la caratteristica nota fruttata.
Presente in numerose denominazioni d’origine, la barbera ha ricevuto il riconoscimento DOCG con la Barbera d’Asti, il Nizza e la Barbera del Monferrato Superiore.
Altri vitigni a bacca nera importanti sono il dolcetto, con le DOCG Dogliani, Dolcetto di Diano d’Alba o Diano d’Alba e Dolcetto di Ovada Superiore; la freisa, il vitigno geneticamente più vicino al nebbiolo; il brachetto, aromatico (Brachetto d’Acqui o Acqui DOCG);
il grignolino, dal quale si ottengono vini piacevoli, spesso poco colorati, ma con un’interessante struttura; e il Ruchè di Castagnole Monferrato, DOCG dal 2011.
Il più noto dei vitigni piemontesi è però il nebbiolo, varietà caratterizzata da grappoli allungati, con acini piccoli, ricchi di sostanze polifenoliche. È molto sensibile alle differenze di terreno e di clima e questo lo rende poco adatto a essere coltivato al di fuori del Piemonte. Dal nebbiolo derivano alcuni dei più importanti vini rossi italiani. Barolo e Barbaresco, Roero e Terre Alfieri, nell’Albese, Gattinara, Ghemme, nel Nord della regione, tutte DOCG a base nebbiolo. A queste si aggiungono Boca, Fara, Lessona, Bramaterra, Sizzano e Carema nel Nord della regione, e Nebbiolo d’Alba, Langhe Nebbiolo e Albugnano nel Sud, e altre denominazioni minori.
Tra i vitigni a bacca bianca, in crescita negli ultimi decenni, il più importante è il moscato bianco, la seconda varietà piemontese per superficie coltivata, che dà origine ai vini aromatici delle DOCG Asti e Canelli e di cui, nelle diverse tipologie, si producono circa 85 milioni di bottiglie l’anno.
Tra gli altri vitigni a bacca bianca tradizionali presenti nella regione, vanno ricordati il cortese, che dà origine anche al Gavi o Cortese di Gavi DOCG, e l’erbaluce di Caluso, storica produzione DOCG canavesana.
In questi ultimi decenni, in Piemonte, come si è detto, si stanno ritagliando spazi importanti varietà bianche tradizionali, ma a lungo dimenticate come l’arneis, la cui coltivazione è ripresa su vasta scala negli anni Ottanta e che rappresenta la quota più importante delle DOCG Roero e Terre Alfieri; il timorasso, di nuovo coltivato dagli anni Novanta nei Colli Tortonesi; e la nascetta, più di recente, sulle colline del Barolo. Un ruolo importante lo rivestono anche alcuni vitigni internazionali come pinot nero e chardonnay, base dei vini spumanti DOCG Alta Langa, e il riesling, che si stanno ritagliando uno
spazio importante sul mercato.
Tra i vini speciali, oltre che per la produzione di spumanti secchi e dolci, il Piemonte si segnala anche per quella di vini aromatizzati, come i vermouth e il Barolo Chinato.