STORIA DELLA DISTILLAZIONE

La storia dei distillati parte da lontano, da un'antichità che considerava la distillazione come un'attività sovrannaturale, interpretata come un messaggio delle divinità: non poteva trovarsi una spiegazione del fatto che, da un prodotto gassoso, capace di riconsolidarsi in forma liquida, potesse sprigionarsi un potere inebriante, in grado di dare forza, euforia e anche di riscaldare gli animi, ma soprattutto i corpi delle persone.
L'etimologia stessa del termine distillazione – dal latino destillatio, a sua volta derivato da stilla (goccia): "ricavare gocce da una sostanza" – ha molto da rivelare sulle origini di questa pratica.
Si sa che per, l'esecuzione del processo produttivo che consente di isolare l'alcol e di utilizzarlo per lo scopo prefisso, c'è bisogno di un alambicco. Il termine deriva dall'arabo al-ambiq, poi nell'antica Grecia trasformato in ambix, che significa "vaso", e così era chiamato un recipiente in ottone, con ogni probabilità conico, utilizzato per la condensazione dei vapori della distillazione.
Dal canto suo, alcol deriva dall'assonante termine arabo al-kohol, che sta a indicare una finissima e impalpabile polvere usata dalle donne per truccarsi gli occhi. È dunque quasi il simbolo linguistico di uno spartiacque tra la vita nomade e una civiltà che doveva anzitutto alimentarsi, e quindi soddisfare le necessità primarie del genere umano attraverso l'agricoltura, per poi poter pensare a bisogni secondari, come il proprio abbellimento, e all'affermazione dell'individualità, anche dando sfogo agli elementi edonistici e narcisistici che sono propri del genere umano.
In realtà, i distillati nacquero per perseguire obiettivi diversi, ben distanti da quelli cui oggi pensiamo: nell'antichità la distillazione serviva proprio per l'ottenimento di ciprie, profumi, porpore e colori in generale e quindi utilizzava i residui rimasti al termine del processo, senza davvero sfruttare la proprietà di una sostanza di cambiare il proprio stato da liquido a gassoso. Nel III secolo a.C., quindi qualche già qualche centinaio di anni dopo le prime tracce relative alla pratica della distillazione, che compaiono tra il VII e il VI secolo a.C., Dioscoride scriveva che distillare è imitare il sole che fa evaporare le acque della terra e le rinvia in pioggia.
Zosimo di Panopoli (fine III - inizio IV secolo d.C.: fu forse il primo alchimista della storia) scrisse della necessità di utilizzare la distillazione nella purificazione di metalli vili per ottenerne oro e altri composti come il mercurio. Per secoli alchimia e distillazione hanno compiuto un percorso parallelo. Nei secoli, attraverso un tramandarsi segreto di codici, codicilli e scritti criptati, l’alchimia progredì e si affermò, passando dai tentativi di distillazione di metalli, pietre e altri materiali alla lavorazione di essenze, erbe e spezie capaci di trasformarsi, grazie ad attente ed elaborate lavorazioni, in elementi capaci di dare sollievo al genere umano. Grazie all’arte distillatoria nacquero così farmaci e medicamenti, anche se gli studi alchemici mantennero sempre una componente misteriosa e ineffabile.