Esame visivo
È facile comprendere come tutti i distillati, al momento della produzione, siano del tutto trasparenti a prescindere dal colore presente nel composto di base. Molti distillati, che provengono da erbe e bacche macerate in alcol, sono incolori a prescindere dal tono e dalla torbidezza del prodotto di origine; un esempio è il gin, che deriva dalla distillazione di un macerato amarognolo (per via della presenza del ginepro) con un colore che raggiunge i toni del marrone scuro. Anch'esso, stillando dalla serpentina, è del tutto incolore.
Dall'esame visivo di un distillato le aspettative per valutarne la limpidezza sono molto alte e diventa quasi difficile accogliere con favore un distillato che non abbia un'eccellente luminosità e i riflessi e la vivezza delle pietre preziose.
Partendo da questi presupposti e consapevoli che qualsiasi colorazione del campione può derivare soltanto dall'invecchiamento o dall'aggiunta (consentita) di caramello o zucchero bruciato, ci si può trovare di fronte a una gamma di sfumature che va dalla completa assenza di colore fino al giallo mogano. Non mancano sfumature di verde e di oro che s'intersecano con i colori primari del distillato.
Con l'esame visivo si valuteranno la trasparenza, la limpidezza, l'intensità e la vivezza del distillato, nonché la tonalità del colore.
Anche con un distillato occorre operare una leggera rotazione nel calice, ma l'adesione alle pareti del bevante e la sua consistenza saranno condizionate dalla grande percentuale di alcol presente nel liquido, se non anche dalla componente zuccherina. Di conseguenza, non risulta così interessante valutare la consistenza di un distillato.