L'alambicco a colonna armagnacais trova la sua applicazione fin dall'inizio dell'Ottocento. Il suo crescente successo è soprattutto dovuto alla facilità di ottenere il prodotto con minor impiego di tempo e costi più bassi, e anche a una maggior semplicità rispetto alla complicata doppia distillazione portata avanti da secoli. Pochi nostalgici rimanevano legati alla distillazione tradizionale, ma la maggior parte dei produttori scelse di prendere la strada più facile, invece rifiutata nella zona del Cognac.
L'utilizzo del vino da distillare come liquido di raffreddamento della serpentina dei vapori idroalcolici da condensare consente risparmio energetico e di tempo, permettendo d'introdurre in caldaia un liquido già a circa 70 °C.
Il risultato della distillazione continua realizzata con l'alambicco armagnacais deve raggiungere una concentrazione in alcol compresa tra il 52 e il 72,4%, mentre l'Armagnac prodotto con alambicco discontinuo deve raggiungere almeno il 65%, fermo restando lo stesso limite massimo. Come nel Cognac, anche qui la distillazione del vino deve concludersi entro il 31 marzo dell'anno successivo alla vendemmia. L'acquavite, prima di diventare Armagnac, deve permanere in fusti da 420 l realizzati solo con legni di quercia rosa dei boschi dell'Aquitania. È possibile edulcorare il distillato fino a 20 grammi di zucchero per litro e utilizzare il caramello per la correzione del colore. Si tratta di pratiche non troppo usate: l'Armagnac, in genere, è molto più secco di altri distillati di vino. Per la correzione del grado alcolico, è anche consentito l'utilizzo di acqua nella quale siano stati messi a macerare trucioli di legno.