Negli invecchiamenti dei distillati, alcuni dei quali trattati nei paragrafi successivi, vige per alcuni brandy spagnoli il metodo continuo o . Usato anche per il marsala e altri prodotti che vedono un utilizzo perpetuo, diventa un complicato quanto comprensibile e inimitabile sistema di realizzazione di blend di prodotti provenienti da distillazioni di diversi anni. Il metodo Solera consiste in un impilamento di botti a piramide, dove la identifica, partendo dall'apice, l'ultima fila di botti, la base della catasta poggiata a terra. La seconda e terza fila dal basso si chiamano . Avremo così la e la e via dicendo nel caso di ulteriori file nella catasta. La fila più in alto, quella dalla quale inizia il processo d'invecchiamento e miscelazione, è chiamata . Nell'invecchiamento con metodo solera il distillato viene posto nella ; all'immissione successiva di un brandy che può aver già fatto da 1 a oltre 3 anni, il contenuto della passa nella fila di botti sottostante e cioè, nel caso d'invecchiamento dinamico a 4 file, nella e così via, in un moto perpetuo che colma di continuo quanto prelevato dalla solera per l'imbottigliamento. Nel caso dell'Indicazione Geografica del brandy di Jerez, è consentita l'aggiunta di caramello per la correzione del colore e del gusto e di zuccheri fino a un limite di 35 gr/l. Nel caso del brandy del Penedès si torna invece al più comune limite di 20 gr/l, come definito dal disciplinare di produzione. Questo dato fa riflettere sull'emulazione del più famoso "cugino" francese, piuttosto che sulla similitudine con la tendenza andalusa dei brandy di Jerez. metodo Solera solera criadera primera criadera segunda criadera sobretala sobretala sobretala segunda criadera In Italia troviamo senza dubbio altra origine. Forse per la presenza di molti vini da sempre di grande e robusta struttura, non bisognosi di fortificazioni, la distillazione era usata in passato quasi soltanto per ottenere spiriti medicamentosi. Anche in questo caso fu però il successo del Cognac a decretare un incremento di attenzione verso questo tipo di produzioni. Anche nel caso del brandy italiano non sono indicati vitigni da utilizzare, anche se è stato l'esempio del Cognac a "suggerire" la validità dei trebbiani quali vitigni particolarmente adatti. Da un punto di vista legislativo, l'arrivo del è stato sancito solo nel 1951, in contemporanea all'attuazione del patto di tutela del nome e prodotto del Cognac. brandy italiano