Per la degustazione della grappa si è finalmente abbandonato quel bicchiere a base pressoché sferica con un bevante troppo stretto che, oltre a impedire lo sviluppo olfattivo del prodotto, costringeva ad articolati movimenti per l'immissione in bocca. Oggi il calice a tulipano stretto permette una migliore espressione delle caratteristiche organolettiche e una maggiore riconoscibilità del prodotto. Quanto più la grappa è giovane, tanto più bassa può essere la temperatura di servizio, comunque non inferiore agli 8-10 °C per un prodotto di buona qualità, fino ad arrivare alle temperature di servizio di 16-18 °C per grappe molto evolute e frutto di una distillazione attenta e destinata alla realizzazione di prodotti di alta gamma.

Acquaviti d'uva

L'acquavite d'uva è un distillato che si pone esattamente a metà tra il brandy, da una parte, e la grappa o l'acquavite di vinacce (che, come recita il disciplinare di produzione, dev'essere ottenuta soltanto da vinacce fermentate e distillate attraverso l'uso del vapore acqueo oppure dopo la diluizione con aggiunta di acqua e dove possono essere aggiunte delle quantità di fecce) dall'altra.
Questo perché l'acquavite d'uva non è un distillato di vinaccia, ma nemmeno un distillato di vino, in quanto entrambe le componenti partecipano alla realizzazione di quest'eccellenza italiana, non del tutto compresa e apprezzata per la trascuratezza di operatori che continuano a classificarla come una grappa "morbida" invece di collocarla nel posto che merita.
L'acquavite d'uva è dunque il distillato ottenuto da mosti fermentati o parzialmente fermentati che contengono ancora una grande quantità di sostanze aromatiche del frutto di origine, nella cui composizione va a concorrere anche la buccia degli acini, che si può in qualche modo assimilare alla vinaccia.
Come tutte le acqueviti, nonostante se ne rimanga lontani, la percentuale massima di alcol estratto è dell'85% e, in caso di dichiarazione di monovitigno in etichetta, la quantità di prodotto derivante dall'uva indicata non può essere inferiore all'85%.
L'origine di questo prodotto, databile in epoche abbastanza recenti, è da ricercarsi nella risposta dell'Associazione dei Distillatori Italiani alle continue affermazioni dei produttori esteri che ritenevano che l'Italia producesse acqueviti solo da materie che avevano già svolto la loro funzione (dalla vinaccia si è già realizzato vino da consumarsi in quanto tale).