- composti o di fantasia: quando sono molteplici gli elementi che compongono la ricetta per la realizzazione del liquore. Nella maggior parte dei casi, a questa categoria appartengono i liquori in cui vengono utilizzate miscele di vegetali e spezie, alcune di queste chiamate anche "officinali" (perché davano origine a quei prodotti farmacologici che nel XIX secolo venivano estratti e lavorati nelle "officine farmaceutiche") per le loro proprietà curative e lenitive, curative e digestive.
Tornando invece a un'ipotetica suddivisione in funzione degli zuccheri a scopo edulcorante e di correzione del sapore e del gusto, in relazione agli elementi utilizzati quali aromatizzanti e anche per la tecnica di aromatizzazione seguita per ottenere le essenze, potremmo raggruppare i liquori in altri ipotetici gruppi:
- amari ed elisir: sono discendenti diretti della farmacopea, prodotti derivanti da antiche tradizioni di realizzazione di rimedi medici, familiari e di abbazia, utilizzati per la cura e il sollievo anziché per scopi voluttuari. Le "ricette" per poter realizzare gli amari prevedono estrazione di aromi da erbe e spezie particolarmente amaricanti, ed è per questo che a volte, per renderli più appetibili, vengono utilizzate piccole edulcorazioni. Gli elisir, a differenza degli amari, che sono perlopiù frutto di aromatizzazioni di piante officinali, ricordano invece concentrati di china e rabarbaro che alla fine dell'Ottocento presentavano una grande concentrazione di questi singoli elementi;
- bitter: sulla stessa linea dei precedenti, l'unica differenza è la lingua con la quale vengono indicati i liquori. Di chiara estrazione anglosassone, vengono utilizzati come aperitivi per le loro caratteristiche, per i colori in genere rossi o arancioni e per la capacità di essere usati in mixology ovvero abbinati semplicemente a zucchero o agrumi in fetta o scorza;
- liquori italiani e liquori esteri: sono il frutto di grandi tradizioni territoriali e sono molto legati alle produzioni caratteristiche di erbe e spezie dei luoghi di provenienza, coltivate o spontanee, che rientrano appieno nella normativa che impone l'edulcorazione minima di 100 gr/l;
- rosolì e ratafià: macerati di spezie i primi, dolcissimi e ottenuti da macerazioni di frutti i secondi. In questi ultimi lo zucchero prende un ruolo rilevante. Entrambi hanno una storia lunga e legata all'evoluzione delle scienze alchemiche; i ratafià, anzi, divennero uno status symbol di notai e luminari. Il nome deriverebbe da una radice latina e si riferirebbe alla parola (ratafiàt) da pronunciarsi durante il brindisi che concludeva importanti affari commerciali. I ratafià più conosciuti sono quelli ricavati dalle ciliegie, ma non è escluso l'utilizzo di altri frutti.