Da qualche anno, in alcune aree viticole italiane e francesi, si sta diffondendo il sistema di potatura guyot-poussard, una modifica del taglio a guyot classico, messa a punto tra fine ‘800 e inizio ‘900 nella Charente. Il sistema, limitando le ferite di potatura, viene ritenuto utile per ridurre la comparsa delle malattie del legno, che stanno diventando sempre più diffuse e problematiche.

La lavorazione del terreno e l’irrigazione
La vite assorbe acqua e sostanze nutritive dal terreno, che va quindi gestito, per prevenire l’erosione nelle aree collinari e montane, e nutrito, per evitarne l’impoverimento. Ogni anno, infatti, viene portata via l’uva in cui la vite ha accumulato una parte importante delle sostanze nutritive assorbite, che non vengono quindi restituite al suolo.
Per quanto riguarda le lavorazioni, per esempio, nei terreni argillosi, che tendono a compattarsi troppo, sono importanti le arature periodiche per arieggiarli e ridurre il compattamento causato dal passaggio delle macchine. Le lavorazioni, però, favoriscono l’ossidazione e quindi la perdita della sostanza organica, indispensabile per la vita nel terreno, per cui, nei terreni che ne sono poveri, come quelli troppo sabbiosi, è sempre più diffusa la pratica del sovescio, che prevede la semina, lo sviluppo e il successivo interramento di graminacee e leguminose, in rapporti diversi a seconda delle necessità, per migliorare la capacità di scambio del terreno e nutrire il suolo e la microflora utile, favorendo la formazione dell’humus. Nei vigneti in forte pendenza vanno invece ridotte al minimo le lavorazioni, mantenendo la copertura erbacea, per limitare i danni dell’erosione superficiale.