LE VARIETÀ TOLLERANTI VERSO LE MALATTIE
Le diverse specie del genere Vitis sono presenti in quasi tutti i continenti e, nel corso dei millenni, ogni specie si è evoluta in presenza di patogeni diversi, verso i quali ha sviluppato caratteri genetici di resistenza.
La Vitis vinifera ha quindi sviluppato forme di resistenza verso i patogeni presenti in Europa e in Medio Oriente, ma non verso gli agenti di malattie provenienti da altri continenti. Per questo, quando nella seconda metà dell’Ottocento arrivarono dal Nord America gli agenti causali di peronospora e oidio, che ancora oggi sono le più importanti malattie della vite, i viticoltori furono costretti a cercare mezzi di lotta naturali o di sintesi chimica.
La resistenza a queste malattie si riscontra invece in alcune specie di viti americane, che sono state selezionate e utilizzate in Europa con l’intento di ottenere nuovi individui resistenti alle malattie, ma con le caratteristiche di qualità delle varietà europee di Vitis vinifera.
I primi tentativi d’incrocio non portarono i risultati sperati, anche perché i vini che si ottenevano, oltre al caratteristico profumo foxy, erano spesso troppo ricchi di alcol metilico (metanolo) e dunque non ammissibili al consumo. In diversi paesi europei come l’Italia non sono proseguiti i programmi d’ibridazione, che sono invece continuati in Germania (soprattutto a Friburgo) e nei paesi dell’Europa dell’Est, dove non si è smesso di reincrociare i genotipi resistenti con varietà di vite europea, in modo da ridurre la percentuale di genoma delle specie americane e quindi le caratteristiche organolettiche negative dei vini. Questa ricerca ha permesso d’identificare nuovi caratteri di resistenza anche in alcune antiche varietà di Vitis vinifera.
L’attività d’incrocio realizzata in questi decenni ha portato a ottenere genotipi che contengono più del 90% di patrimonio genetico della vite europea e il restante 10% originato da specie diverse, che portano i loro caratteri di resistenza alle malattie fungine; è stato quindi possibile ammettere in coltivazione queste nuove varietà e iscriverle nei cataloghi nazionali della vite da vino.
Il concetto di resistenza alle malattie di queste varietà non significa una totale immunità; si può piuttosto parlare di tolleranza, cioè la capacità delle piante di superare gli attacchi dei diversi patogeni senza compromettere la propria vitalità e quindi di ridurre in modo significativo l’apporto di antiparassitari nel vigneto.