IL MONDO DENTRO IL BICCHIERE

Nel bicchiere c’è il vino in quanto tale, un liquido odoroso e saporoso che qui prende forma, che non ha in sé, ed è messo in condizione di offrire la sua magia sensoriale; è il vino propedeutico dentro cui siamo tutti caduti la prima volta (ognuno ricorda la sua) e dentro cui continuiamo a cadere. La mia è stata in Toscana quando ero studente universitario di Lettere Moderne alla Statale di Milano, indirizzo artistico. Ho conosciuto il vino attraverso l’arte, misurandomi con il riconoscimento di dipinti, sculture e architetture prima di cimentarmi con le degustazioni alla cieca, e per uno studente d’arte la Toscana è un viatico obbligato. Galeotto fu un Vin Santo, di cui dapprima percepii il vago, ammaliante profumo provenire dalla cantina di una casa colonica adibita ad affittacamere e poi ne rimasi definitivamente conquistato al mio primo Vinitaly: mi sembrò impossibile che un vino potesse rievocare tutti i sentori della frutta secca e farmi rivivere tutto quello che avevo respirato nel granaio della casa di campagna dei miei nonni. Assaggiare equivale a riconoscere, cioè ricordare e conoscere insieme: due vecchi adagi platonici che, come la madeleine di Proust, permettono di navigare nel fitto intrico del nostro patrimonio di ricordi ed emozioni. La percezione di un profumo o di un sapore è in grado di risvegliare il nostro passato, di farci assaporare il piacere della vita e di spingerci a cercare il senso delle cose. La mia fu una conversione integrale, essendo al tempo astemio (in famiglia si erano sempre bevuti dei vinacci, io e il vino vivevamo su due mondi agli antipodi, anzi su due pianeti che s’ignoravano), e da quel momento in poi avrei scoperto che un vino, secondo il proprio vitigno e il proprio terroir, poteva sapere di fiori, agrumi, albicocca, frutta esotica, zafferano, idrocarburi, frutti di bosco, alloro, china, corteccia, prugna, sottobosco, macchia mediterranea, oliva… Il mondo della sensorialità si era spalancato davanti ai miei sensi stupefatti, rivelando la natura transitoria (la dimensione volatile) e duratura (la persistenza nella memoria) del suo essere.

madeleine