Low and wow!

Riccardo Antonelli

Primi anni Duemila, la dance anni Novanta si trascina fino a questi anni, si diffondono voracemente nel mercato tanti modelli di telefonini e impazzano le mille suonerie personalizzate, il Ranzani diverte l’Italia intera con i suoi collegamenti via radio e Tv, e siamo bombardati da maccheroniche traduzioni arrangiate dall’inglese grazie al libro di barzellette di un famoso calciatore. Siamo al crepuscolo del boom economico, anche se ancora non lo sappiamo… ma il “Vola basso” torpiloquiata traduzione di un inventato fly down, fa perdere compostezza anche ai più seri tra noi. A ben guardare, volare basso in generale è sempre stato parte di una duplice quanto ambigua narrazione.
“Punta in alto”, “sii ambizioso”, “poni i tuoi obiettivi in cima e lavora per raggiungerli”: tutte frasi che abbiamo sentito decine di volte agli inizi delle nostre carriere, tutte supportate da una silente contro retorica inquietante: se non sei al top non conterai mai nulla, addirittura se sei mediocre non potrai mai comandare, e altre banalità del genere da vinti e vincitori. A ben guardare però qualsiasi proverbio o frase fatta popolare trova un proprio alter ego in altrettante frasi nemesi: “chi fa da sé fa per tre” e “l’unione fa la forza”, o “chi dorme non piglia pesci” contrapposto a “chi va piano, va sano e va lontano”. È esattamente con questa consapevolezza in tasca che dobbiamo necessariamente rivedere e riconsiderare il modello con cui solitamente descriviamo i prodotti low alcol o analcolici. Abbiamo bisogno di cambiare narrazione e dare un’opportunità al suo alter ego.

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