it.nerari Infinitamente Conero. Betty Mezzina C’è chi lo conosce per le spiagge bianche, chi lo frequenta per la pace dei suoi percorsi botanici attraverso i boschi o, ancora, chi lo preferisce per i rilassanti panorami verdi della campagna e chi per i caratteristici borghi medievali. C’è anche chi lo sceglie come itinerario del vino, seguendo gli ordinatissimi mosaici vitati sulle colline ondulate che sembra vogliano tuffarsi nel mare Adriatico. È il monte Conero, l’unico tratto di costa alta nell’Adriatico occidentale tra Trieste e il Gargano, uno dei segmenti più suggestivi del litorale marchigiano dove la viticoltura armoniosamente inserita nell’omonima riserva ne fa una specie di “parco vigneto” con il montepulciano protagonista assoluto, in grado di rappresentare qui la massima espressione del legame tra uva, vino e territorio. Il nome deriva probabilmente dal greco κόμαρος (kòmaros), ossia corbezzolo, arbusto che cresce in abbondanza lungo le sue pendici accanto a lecci, allori, lentischi, ginepri, ginestre e altre piante tipiche della macchia mediterranea. Il promontorio del Conero, alto 572 metri, incuneato nell’Adriatico in provincia di Ancona, presenta un versante est che scende ripido verso il mare, mentre quello occidentale degrada dolcemente verso la valle del fiume Aspio, disegnando geometrie ondulate di una campagna rilassante dove non è insolito ammirare i lunghi filari vista mare. Un mosaico di microzone dove, a distanza di pochi metri, la composizione del suolo e la sua pendenza condizionano significativamente la fisiologia della vite. Il Monte Conero, geologicamente, rappresenta la piega anticlinale più orientale del sistema orogenico dell’Appennino Umbro-Marchigiano formatosi durante le varie ere geologiche, costituita da rocce sedimentarie di natura calcarea, calcareo-marnosa, marnosa, marnoso-arenacea e argillosa.