HOPINIONISTA Flanders mix. Riccardo Antonelli Si stima che al mondo esistano circa settemila lingue diverse. Vista così da lontano sembra apparentemente impossibile che l’uomo – qua e là – abbia saputo trovare la giusta intelligenza per interconnettere questi linguaggi al fine di instaurare un dialogo. I popoli sono giustamente profondamente radicati nei loro usi e nelle loro tradizioni, e se presi in piccoli contesti tutto ciò crea crescita valoriale e ricchezza intellettiva. Il problema storicamente si raggiunge sempre quando un popolo tenta di egemonizzare tutto il contesto circostante annientando completamente le culture di altre società. Nel nostro microscopico – quanto accomodante – mondo brassicolo avviene a ben guardare la stessa cosa: popolazioni (microbiche) che lentamente conquistano la totalità del mercato, imponendo il proprio linguaggio (gustativo), annichilendo di fatto ogni sviluppo culturale (e colturale… microbiologicamente parlando). Dobbiamo, quindi, guardare con la meraviglia negli occhi e col giusto fascino verso ogni tentativo, seppur effimero, di differenziazione culturale, favorendo il giusto mescolamento linguistico. Un contesto ricco, proprio perché vario, lo possiamo anche scorgere tra le province delle Fiandre, in Belgio. Ci troviamo nella regione del Belgio che da Est a Ovest abbraccia tutto il Nord del paese. Qui convivono culture fiamminghe a loro volta in qualche caso a tendenza francofona, altre germanica, dove sovente ci si imbatte in radici diverse che però trovano il modo di confluire con saggezza in un meraviglioso linguaggio di interconnessione. In questo incredibile e affascinante potpourri incontriamo delle birre uniche al mondo: le (alle volte chiamate Flanders Red Ale), e le , loro “sorelle”. Flemish Red Ale Oud Bruin