Chianti vero. Fabio Rizzari Il territorio del Chianti Classico è piuttosto diverso da come lo dipinge l'oleografico stereotipo anglosassone del cosiddetto : morbide colline, ridenti (o al massimo sorridenti, mai accigliati) paesi medievali, sfondi leonardeschi, clima idilliaco. Un panorama privo di spigoli, una sorta di fondale hollywoodiano dove sorge sempre un sole privo di nubi, come nel film . Questo ostinato ignora volutamente alcuni elementi del paesaggio, naturali e artificiali. Sul piano del contesto naturale, un osservatore distaccato non può non notare che l'ambiente chiantigiano si fa in certi scorci cupo e quasi inquietante. Come scrive Filippo Cintolesi: . Il Chianti Classico mostra anche in altri punti una bellezza aspra, dura, lontana dal luogo comune delle dolci colline vitate: i terreni poveri e pietrosi dei primi rilievi dei Monti del Chianti tra Radda e Castellina, per dirne una; o il colpo d'occhio scabro, quasi lunare delle terre di Castelnuovo Berardenga verso Petrignano, o l'aspetto selvaggio di certi settori di Lamole. Un paesaggio quindi più articolato di quanto di solito si pensi. Vale anche sul piano degli elementi artificiali, opera dell'uomo: i settori perimetrali dell'area, soprattutto in prossimità delle vie di comunicazione verso Firenze o Siena, accolgono diversi insediamenti produttivi, supermercati, manufatti incongrui che rompono la continuità del paesaggio rurale tradizionale. Non mancano impianti poco scenografici per il trattamento dei rifiuti, capannoni, cave – attive e dismesse –, e qualche parco fotovoltaico qua e là a punteggiare il panorama. Questa premessa non suggerisce certo che il Chianti Classico sia una terra sopravvalutata: proprio al contrario, è un areale di peculiare bellezza, e produce quelli che molti conoscitori ritengono i migliori rossi da uve sangiovese di tutta l'Italia (e quindi di tutto il mondo). Chiantishire The Truman show cliché "Venendo da Siena lo si percepisce immediatamente che la musica cambia appena si passa il ponte delle Granchiaie. Il paesaggio si infossa, si rincagna, si chiude. Lo scoglio affiora sempre più dalla terra. La terra s'incattivisce, si capisce bene che si sta entrando proprio nel Chianti, quello vero"