il decanter di Gianpaolo Breda presidente@aisveneto.it I vini di montagna: un rifugio e una sfida per vignaioli e Sommelier. Ma servono studio e conoscenza. C'è un silenzio particolare in quota, fatto di vento che accarezza i filari, di luce che incide i grappoli e di una lentezza produttiva che si fa qualità. È il silenzio della viticoltura di montagna, un mondo tanto affascinante quanto impegnativo, che oggi più che mai si trova al centro di una riflessione profonda: quella sul futuro del vino in relazione all'andamento climatico. Se da una parte il riscaldamento globale sta mettendo in crisi molte delle zone vitivinicole tradizionali, dall'altra sta aprendo nuovi scenari. L'alta collina e la montagna, con la loro varietà di microclimi e suoli, stanno assumendo un ruolo sempre più decisivo a livello mondiale nel disegnare una viticoltura in grado di adattarsi ai mutamenti climatici. È l'ambito delle vigne sospese tra cielo e roccia, dove la coltivazione si fa sfida quotidiana e l'approccio produttivo diventa gesto coraggioso e lungimirante. La spinta verso l'alto non è solo una scelta estetica o territoriale: è sempre di più una necessità climatica. Le temperature in aumento costringono molti produttori a cercare zone più fresche, dove la maturazione possa avvenire in modo equilibrato e senza eccessi zuccherini. In questo contesto, le aree montane rappresentano una riserva strategica per il futuro della viticoltura. Ma l'altitudine, da sola, non basta. Serve conoscenza, sperimentazione, adattamento varietale. La viticoltura di montagna sta vivendo una crescente espansione. I vigneti si spingono sempre più in alto, dove le condizioni estreme diventano un alleato per esprimere nuovi profili aromatici e identitari. Non tutti i vitigni amano la montagna. Alcuni soffrono l'escursione termica, altri faticano nella maturazione. Ma per quelli che sanno adattarsi, l'altitudine è un'occasione preziosa per esprimere finezza, acidità vibrante e una pulizia aromatica difficile da replicare. In quota il ciclo vegetativo si allunga, la vendemmia si posticipa, e il risultato in bottiglia è spesso un vino più teso e verticale, che parla di territorio in modo diretto. Le note floreali e minerali dominano, la struttura si affina, e il sorso diventa agile ma persistente. Per il Sommelier, il vino di montagna è una sfida stimolante: profili aromatici delicati ma intensi, acidità marcate, alcol spesso più contenuto. Sono assaggi che richiedono sensibilità e attenzione, ma che sanno sorprendere con abbinamenti gastronomici originali, radicati nel territorio. Si sposano con formaggi a latte crudo, salumi stagionati nell'aria sottile delle alte quote, selvaggina cucinata secondo antiche ricette di montagna, funghi che portano nel piatto i profumi del bosco. Il terroir cambia prospettiva: il futuro del vino si scrive anche tra le montagne. Questo numero della rivista vuole offrire uno sguardo rinnovato su questa realtà, con le sue sfide uniche e la sua bellezza straordinaria. Ma non dimentichiamo mai che la grandezza di un vino non si misura in metri, ma nelle emozioni che è in grado di suscitare.