la sciabolata di Mirco Mariotti LA PIANURA: UNA SOLUZIONE TROPPO SCONTATA In Italia ci sono circa 700 varietá locali censite, punto. L’articolo potrebbe finire qui, anche se la maggior parte di esse sono a rischio di erosione genetica. Sarebbe una risposta lapalissiana al riscaldamento globale, ma la tendenza è quella di cercare soluzioni più “alte”. Non sono un retrogrado, semplicemente mi sono reso conto nel tempo di quanto i nostri paradigmi influenzino le decisioni che necessiterebbero la massima apertura mentale. Viviamo in una sequenza lineare di parentesi, come ci suggerisce Wu Ming 1 nel recente “Gli uomini pesce”, affresco che racconta l’ultimo Secolo di storia del Delta del Po. Ogni parentesi pare escluda la precedente, creando l’illusione di un continuo presente, o perlomeno di un passato prossimo di cortissimo respiro. Così ci si dimentica che la PEG (Piccola Era Glaciale) terminata nel 1850, ha influito in modo determinante sugli obiettivi enologici e quindi sulle selezioni massali di cui oggi scontiamo le conseguenze. È vero, a confondere le idee di noi europei ci ha pensato la fillossera, ma ciò non toglie che le aree rimaste indenni ci hanno lasciato un messaggio di enorme attualità, che, avendo la fortuna di conoscere grazie alle sabbie del Bosco Eliceo dove posso praticare la viticoltura a piede franco, sto cercando di testimoniare. Parliamo di archeo agricoltura di pianura, in diversi punti sotto al livello del mare, che offre una spontanea resistenza al cambiamento climatico, sfruttando pratiche invarianti nei decenni, che ci raccontano di filari con presenza di ombreggiature da pioppi centenari, vicinanza del bosco che garantisce un volano termico, rinnovo parziale delle piante secondo necessità (sfruttando la propaggine semplice), brezze marine costanti, consuetudine alla mescolanza delle varietà (quanto abbiamo bisogno di tornare agli uvaggi!). Si potrà obiettare che tutto questo è ben lontano dal concetto di meccanizzazione e del contenimento dei costi, senz’altro, ma non è forse uno degli obiettivi più nobili quello di salvaguardare la biodiversità? Concertare nuovi modelli “dal basso” spesso porta a ottimi risultati: magari partendo dall’analisi storica della viticoltura di pianura, se non altro metaforicamente, si potrebbero ottenere inaspettate sorprese.