Ma qualche anno prima, esattamente nel 1976, accadde un fatto molto significativo che andò sulle cronache di molti giornali dell’epoca e di cui voglio trattare anche in modo sufficientemente dettagliato. Protagonisti di quello che certamente si può definire uno “scontro” sono Paolo Desana, nella sua veste di Presidente del Comitato Nazionale Vini DOC, e il famoso giornalista enoico Luigi Veronelli, sicuramente il più mediaticamente conosciuto in quei tempi. La premessa consiste nello spiegare che le regole di cui la Comunità Europea aveva iniziato a dotarsi nell’uso dei termini per l’etichettaggio e la promozione dei suoi vini di qualità prevedevano, e prevedono ancor oggi, precise indicazioni che i produttori di ogni singolo Stato membro possono o non possono utilizzare: tra questi termini c’è “cru”, ovvero, per dirla nella terminologia vitivinicola una “menzione aggiuntiva” alla denominazione del vino, una menzione chiaramente francese e quindi riservata alla Francia che significa territorio o areale dove sono coltivati vigneti che producono vini particolari e con caratteristiche peculiari. I produttori italiani possono invece usare ovviamente termini italiani come “vigna”, “vigneto”, “località” seguite dal nome proprio ma, soprattutto, l’utilizzo di queste “menzioni” deve avvenire in modo controllato e serio ovvero, per poter utilizzare in etichetta e nella promozione del prodotto la menzione specifica, i produttori vitivinicoli devono essere in grado di dimostrare l’inequivocabile provenienza geografica del prodotto a mezzo di precise denunce annuali delle uve e dei vini.