Nel suo scritto mia madre definisce mio padre “un baldo ufficialetto” che poi le confessò che gli piaceva il suo modo di correre, di saltare e di manovrare il pallone: una famiglia di sportivi quindi perché anche mia madre Lena era stata una discreta atleta che, durante il periodo delle magistrali, era stata selezionata per la corsa ad ostacoli sia per gli “agonali” di Merano che per i Ludi Juveniles di Roma. Ma a far scattare tra loro la scintilla fu una questione di baffi: ritornando alle vasche in via Roma, dove Paolo accompagnava assiduamente le due ragazze Lena e Noemi, Lena scrive: “Ci chiedevamo su chi di noi due avesse posto gli occhi Paolo, visto che lui non lanciava alcun segnale. Portava i baffetti ed a me una volta scappò detto un po’ maldestramente che non mi piacevano gli uomini con i baffi. La sera dopo arrivò ed i baffi erano spariti”. E fu così l’inizio di una lunga ed intensa storia di vita e di condivisione. Un importante e bel ricordo di quell’inizio lo conservo ancora gelosamente a casa mia: un cofanetto di legno che Paolo fece fare per Lena da un suo soldato esperto ebanista, scolpita in tutti e quattro i lati con fregi molto belli mentre sul coperchio sono raffigurati due tabelloni e due canestri ed al centro due mani protese verso il pallone sulle cui doghe c’è scritto “A Lena – Natale 1942”. Ma la seconda intensa passione del giovane Paolo Desana fu la filodrammatica la cui preparazione ed applicazione sarebbe poi stata molto utile a mio padre nella sua seconda vita, quella che potremmo definire politico – vinicola, soprattutto per l’aspetto dell’arte oratoria: ricordo infatti che io bambino con mia madre andai ad assistere ad un suo comizio elettorale nel 1958 in una piazza Mazzini, quella che noi casalesi continuiamo a chiamare “piazza del cavallo”, quello di Re Carlo Alberto, letteralmente zeppa di persone.