CAPITOLO IX

IL “NO!” DEGLI IMI FU RESISTENZA

Ma, nonostante tutto, gli IMI tra la libertà con disonore ed il lager scelsero la schiavitù. E la scelsero in modo continuato e quasi ossessivo per 600 giorni, come dire 50 milioni di secondi. E la loro scelta, il loro “NO!”, senza dubbio alcuno, contribuì con la Resistenza e la Guerra di Liberazione al riscatto nazionale grazie al quale nel dopoguerra l’Italia potè prendere legittimamente posto tra le nazioni democratiche vincitrici sul nazifascismo.
Ma cosa accadde invece al loro rientro in Italia nel 1945 alla fine del conflitto bellico? In sostanza su questa immane tragedia calò un silenzio totale con un vero e proprio rifiuto collettivo di prendere coscienza della vicenda. I 600 mila IMI superstiti furono visti come i testimoni molto scomodi dell’8 settembre, accompagnati dai pregiudizi degli italiani succubi della propaganda fascista che camuffava gli IMI come cooperatori. E poi incomprensione, ingratitudine e disinteresse ma soprattutto indifferenza come stranieri sconfitti in un Paese straniero: gli IMI erano troppi, si assommavano ad altri prigionieri, non facevano notizia. Poi, ciliegina sulla torta, venne la guerra fredda e quindi per gli anni successivi ed i decenni che seguirono, la necessità dei governi di imbavagliare la storia affinchè non riaffiorassero le colpe della Germania, ora alleata nella Nato ed in Europa.