CAPITOLO XIV

TRA LAGER E DOC

Ancora un ultimo scritto dal diario dei campi, un vero e proprio assist, che lancia il racconto verso la seconda parte della esistenza di Paolo: ritornando per l’ultima volta all’infermeria del campo di Alt Garge un attimo prima di entrare in coma, mio padre scrive di ricordare una provvidenziale bevuta di Chianti. Fu il compagno Francesco Canziani – precisa mio padre – a lavarlo, spidocchiarlo, sbarbarlo e ripulirlo; lo aveva fatto medicare quando erano rientrati da Unterlüss e i compagni rimasti con lui l’avevano dato per morto raccogliendo quel poco di personale da spedire alla famiglia. Francesco era riuscito a trovare quel vino italiano in un magazzino dell’aeronautica tedesca e mio padre è sempre rimasto convinto, forse uno dei pochi accenni che ha fatto molto prima degli anni Ottanta, che quella bevuta poteva aver distrutto moltissimi dei germi nazisti che si erano accumulati in lui. Quelli del tifo addominale contratto ad Unterlüss e quelli della polmonite sopravvenuta durante la successiva allucinante Marcia della Morte. “Ma, – ecco l’assist anticipatore di Paolo del suo futuro impegno territoriale, sociale , sociale e politico – se fosse stato Barbera del mio Monferrato probabilmente quei germi li avrebbe distrutti tutti”. Possiamo dire che, senza ombra di dubbio, aveva già la DOC vinicola nel sangue o, più modernamente, nel DNA!