PINEROLESE RAMÌE LOU PEUI
CONSORZIO PRODUTTORI TERRE DEL RAMÌE

Si fa presto a dire “viticoltura eroica”, lemma così abusato che la sola zona esente da tale rivendicazione è rimasta la piana dell’Agro Pontino. Ma fare viticoltura su terrazze a 900 metri con pendenze vertiginose, lavorando vitigni fragili per ottenere e promuovere vini dal nome sconosciuto, questa sì, è viticoltura eroica: occorrerebbe quasi coniare un termine nuovo, più sinceramente partecipe, meno scontato. E diciamola tutta: per essere meritato, l’aggettivo “eroico” non deve essere solo sinonimo di “difficoltoso”, ma deve soddisfare un requisito sociale: la custodia del paesaggio. L’eroismo di oggi: pensare per generazioni. Il Pinerolese, le sue valli verticali, in cui il vigneto non è che un residuo dell’agricoltura di un tempo, è terra di frontiera anche linguistica. Il vino non fa eccezione: si esprime in un idioma strano, aspro nelle sonorità quanto il difficile patouà di Pomaretto e di Perosa Argentina. La denominazione di riferimento è Pinerolese Ramìe, con l’accento sulla “i”: le ramìe sono le cataste di rami ammucchiate dopo un disboscamento, una bonifica per la piantumazione. Si ottiene per disciplinare nelle valli Chisone e Germanasca, da uve che si chiamano avanà, avarengo, neretto di Bairo (chatus); ed è il caso qui di citare in Daniele e Laura Coutandin coloro cui la sopravvivenza di questi vini deve di più, per averci creduto a lungo in solitudine o quasi; ma oggi i produttori sono quattro.

Con l’accento sulla ‘i’: le ramìe sono le cataste di rami ammucchiate dopo un disboscamento, una bonifica per la piantumazione

Dal lavoro del locale Consorzio (10 conferitori) vien fuori un piccolo tesoro, il Lou Peui, da pronunciare “lu pœi”, cioè “Il Podio”: è un toponimo. Si tratta di un rosso leggero, brillante, profumato di pepe nero, erbe di montagna, fruttini selvatici e rosa, e dal sapore lieve, salato in fondo, irresistibile da bere anche se sussurrato come una nenia. La lingua occitana ha del resto un aggettivo perfetto per i vini come questo. «L’aigo a vouzaouti e a nous lou vin serën», scrive il poeta Antonio Bodrero: l’acqua a voialtri, e a noi il vino sereno.