L'arco di colline che movimentano il paesaggio a est della città di Torino nascondono paesini quieti, angoli pittoreschi e baluardi della viticoltura regionale, fuori dalle rotte più battute. Uno di questi paesini è Cinzano, sormontato dal castello di mattoni cotti, l’elemento architettonico più comune della zona: il nome, per una serie di vicende commerciali, fa venire sete solo a leggerlo, se si è nati al mondo da un certo numero di anni. Salendo verso il borgo vecchio, tra vie strette e aperture panoramiche, accanto al municipio si troverà una casa rossa, il cui giardino strapiomba dalla parte opposta fino a trasformarsi in una tribuna di vigneto. È la cantina della famiglia Rossotto, che da generazioni mette in bottiglia il frutto dei filari in proprietà sulla collina circostante, dopo un passato da mezzadri della Parrocchiale. Stefano, nato nel 1959, con i due figli Federico e Matteo (31 e 28 anni, enologo e agrotecnico rispettivamente) perpetua un’attività che ha ormai quasi un secolo; e lo fa nel classico understatement della provincia piemontese, in cui nei modi delle persone il garbo e la timidezza si compenetrano fra loro in un’attitudine umana di bellezza, ahinoi, anacronistica. Perciò, tra i vini di questa cantina, abbiamo scelto quello che ci mette più nostalgia: la Malvasia aromatica dolce, rossa di colore, provenendo da due varietà della zona, la nera lunga e la malvasia di Schierano.
Salendo verso il borgo vecchio, tra vie strette e aperture panoramiche, accanto al municipio si troverà una casa rossa, il cui giardino strapiomba dalla parte opposta fino a trasformarsi in una tribuna di vigneto
Il suo assaggio, di delicatezza ineffabile, riporta a consuetudini cui non si ha pressoché più il tempo di abbandonarsi: una conversazione senza smartphone, per esempio, il rito del pomeriggio estivo, o una torta casalinga con un bicchiere di vino dolce. Ha 6 (sei) gradi di alcol e un’acidità ficcante, una spuma leggera, profumi angelicati di lampone, cannella e rosolio, brillante vivacità al sorso, chiuso da una sensazione dolce molto pura ed essenziale nonostante i 100 grammi per litro di residuo. Il nitore di questo vino, il cui nome – Malvasia Deliziosa – è una promessa mantenuta, inciterà a versarne ancora un po’. E perché resistere?