GRIGNOLINO
LA MONDIANESE

Pochi vini italiani, forse nessuno, corrispondono più del Grignolino al modello ideale di vino tratteggiato nelle pagine di questo libro. Delicatezza senza anemia, profondità senza peso, immediatezza senza banalità: sono caratteri intimamente costitutivi dei migliori Grignolino. Dei migliori, si badi: non tutti sanno giocare con le mezze tinte, sul crinale sottile tra leggerezza e vuoto. «Dappoiché l’omo sempre vigila che gli si faccia grazia di vinelli boni et grati, et al medesimo tempo giammai acquerulosi et insipienti» (Francesco Petrarca, lettera privata al suo bottigliere di fiducia, autunno 2001*). 

Per rimanere alle citazioni, rimane scolpito nella memoria il toccante passo che Paolo Monelli, antesignano della critica enogastromica italiana, dedica a questo sfumato rosso piemontese ne Il ghiottone errante del 1935: «Così andai a letto alla Morra dopo aver spento il tepore del barolo con un bicchiere di facile grignolino (il che sarebbe come uscir da una reggia ed entrare nella locanda di fronte; ma una locanda linda, odorosa di spigo, con un letto enorme e fresco)». Con ottima probabilità il Grignolino deve il suo nome al termine dialettale grignòle, che sta per vinaccioli, molto numerosi in un chicco d’uva di questa varietà. Si trova altrove in Piemonte – sotto i più vari nomi quali arlandino, balestra, barbesino, barbesinone, girodino, rossetto, verbesino – ma dà i risultati più fini sui terreni sabbiosi delle colline astesane. È tipicamente un vino dal colore rosso tenue, che sconfina nel rosato, con riflessi spesso aranciati con la maturazione in bottiglia. La versione proposta dall’azienda Mondianese – un nucleo produttivo di ispirazione sobriamente “modernista”, senza eccessi dimostrativi – deriva da vigne nel comune di Montemagno ed è vinificata in acciaio. Dà colore tra il rosa e l’arancio, profumi fruttati sui quali si innestano note sottilmente speziate, sapore pieno e soffice ma insieme rilevato, pieno di succo, tannini saporitissimi e finale rinfrescante. Un Grignolino molto buono e molto espressivo, che avrebbe apprezzato anche Petrarca.

Con ottima probabilità il Grignolino deve il suo nome al termine dialettale grignòle, che sta per vinaccioli, molto numerosi in un chicco d’uva di questa varietà

* A scanso di equivoci, si tratta di un’omonimia con il celebre poeta aretino. Francesco Petrarca (Acilia, 27 marzo 1940 - Bruxelles, 1 gennaio 2010) è stato un apprezzato podologo laziale, grande appassionato di vini.