La ricerca dell’illuminazione riveste un’importanza centrale nell’esperienza umana. Nei paesi occidentali consiste soprattutto nel lottare con le compagnie fornitrici di energia elettrica per non farsi fregare in bolletta. In Oriente è concetto più metafisico e riguarda il percorso individuale da soggetto egoriferito a persona illuminata e perciò serena e risolta. Caldamente raccomandabile sul tema la lettura del libricino 101 Storie zen, un vero classico. L’aforisma 31, molto breve, recita:
Camminando per un mercato, Banzan colse un dialogo
tra un macellaio e un suo cliente.
«Dammi il miglior pezzo di carne che hai» disse il cliente.
«Nella mia bottega tutto è il migliore» ribatté il macellaio.
Qui non trovi un pezzo di carne che non sia il migliore».
A queste parole Banzan fu illuminato.
Nella stessa, piacevolissima condizione sospesa si trova il critico, e prima ancora il bevitore, dovendo scegliere tra i vini prodotti dalla piccola Cascina Sòt. Firma obiettivamente poco conosciuta e poco frequentata dall’élite degli enofili, è un’azienda familiare, senza tante pretese né in termini di originalità produttiva – kvevri in argilla della Mongolia Centrale, vinificazione ispirata a testi caldei, etichette in carta di riso giapponese o simili – né tantomeno in termini di comunicazione.
Nei paesi occidentali, la ricerca dell’illuminazione consiste soprattutto nel lottare con le compagnie fornitrici di energia elettrica per non farsi fregare in bolletta
Pochi ettari a Monforte d’Alba, nel cuore del cuore delle Langhe. Una conduzione agronomica non interventista ma nemmeno “bioqualcosa”. Un’enologia diciamo classica, priva di svolazzi ma comunque ben al riparo dal rischio di esagerare in giochetti ipertecnici. Ma, e qui sta il punto, dei risultati convincenti e coerenti: l’intera, piccola gamma di rossi, dal sottile Barolo alle due Barbera (davvero succose), al floreale Nebbiolo, al goloso Dolcetto, sono accomunate da un’idea di leggerezza, immediatezza, freschezza di frutto, semplicità, che va diritta al sodo. Nell’imbarazzo della scelta optiamo per suggerire il Dolcetto: meno delicato e infiltrante del Nebbiolo, meno vivace delle Barbera, ma netto, franco, lineare e strabeverino. A voi l’illuminazione.