Nel vino come nella vita i riferimenti letterari sono piuttosto arbitrari. Prendiamo ad esempio il Pelaverga: un nome così potrebbe far pensare per assonanza all’autore dei Malavoglia; oppure al D’Annunzio più incline alle trasgressioni erotiche, specie se accreditiamo quell’ipotesi etimologica che ne enfatizza le virtù afrodisiache [pela-verga; pe’ la verga] e che ha perciò suggerito la licenziosa definizione di “vin ciularìn” (lo riferisce Enza Cavallero nel suo I Malnutrì, Daniela Piazza Editore 2005). E invece no. Con buona pace del Verga e del “Vate”, per noi il Pelaverga è un vino pirandelliano. In quanto bianco camuffato da rosso, allude infatti alle figure del doppio e della maschera; relegato ai margini della Langa enoica dal grande frastuono mediatico suscitato dal Barolo, ripropone il tema dell’esclusione e della difficoltà di comunicare; ma soprattutto quel suo carattere plastico e versatile, che sfugge ai cliché interpretativi e ne scompiglia le gerarchie, lo sottrae a un’identificazione definitiva. Insomma, parafrasando Pirandello: uno, Verduno e centomila. Va infatti ricordato che proprio a Verduno questo vino in cerca d’autore ha trovato i suoi interpreti più ispirati. È il caso di Marcella Bianco (Castello di Verduno), di Fabio Alessandria (G.B. Burlotto), e di Vittore Alessandria (lo spezialista): tre produttori di consolidata reputazione, a cui siamo soliti collegare gli esiti più convincenti di un rosso scarico nel colore ma esuberante nella dote aromatica (fragola, geranio, pepe bianco) e di sorprendente vitalità gustativa.
Per noi il Pelaverga è un vino pirandelliano. In quanto bianco camuffato da rosso, allude infatti alle figure del doppio e della maschera
Le ultime vendemmie segnalano però almeno un altro nome che va aggiunto alla compagnia, quello di Silvio Busca dei Poderi Roset. È a lui che dobbiamo un’interpretazione del Pelaverga di Verduno più caparbia e meno eterea, che non rinuncia al peculiare tratto pepato, ma lo mette al servizio di un assetto di bocca scarno e senza orpelli, a tutto vantaggio del finale, animato da una grintosa scia sapida e ferrosa.