<<Il miglior amico dell’uomo non è il cane ma il vino»: così il grande etologo Konrad Lorenz (1903-1989) in una lettera privata ai soci del Wiener Trinker Kreis, circolo bevitori viennesi. Noi, per quanto grandi cinofili, non possiamo che concedere lo stesso primato. Non a caso la celeberrima tesi di Lorenz sull’imprinting (da lui definito letteralmente come «la fissazione di un istinto innato su un determinato oggetto») venne elaborata dopo la bevuta di un Riesling Trockenbeerenauslese del Burgenland. Essendo Lorenz austriaco, viene naturale per associazione di idee parlare di un vino altoatesino, visto che da queste parti quasi tutti i vini – e quasi tutti i toponimi – finiscono con una consonante. “Fissarsi su un determinato oggetto” è esattamente il rischio che si corre iniziando a bere Vernatsch, in italiano Schiava: è il rosso leggero par excellence non soltanto della regione Alto Adige, ma diremmo di tutto l’arco alpino. A voler essere pignoli, lo schema storico prestava il fianco a qualche critica: va bene la leggerezza, va bene la bevibilità, ma molte Vernatsch sono state per anni dei liquidi debolissimamente colorati (e fin qui passi), aciduli perché da uve raccolte non a maturazione completa, e sul finale arrotondati da generose quote di zuccheri residui.
È il rosso leggero par excellence non soltanto della regione Alto Adige, ma diremmo di tutto l’arco alpino
Con il tipico andamento gustativo: attacco aspro/centro bocca vuoto/finale dolciastro. Ma oggi per fortuna a questo modello si sostituisce con frequenza uno stile di Vernatsch dal timbro fruttato più avvolgente, dall’acidità fresca e non vetrosa, dai (pochi) tannini gentili e dalla chiusura netta, senza inflessioni zuccherine. Una silhouette perfettamente in linea con la versione della Tenuta Bergmannhof, due ettari e mezzo ad Appiano sulla Strada del Vino: un’area poco alpina, quasi mediterranea per la mitezza del clima. Vigna e cantina sono gestite – se non in regime bio o biodinamico – con misurata economia di mezzi. Ne nasce un rosso snello, affusolato, dalla bocca piuttosto tenera, ma capace di regalare un finale puro e contrastato.