PINOT NERO MASO ÉLESI
AGRARIA RIVA DEL GARDA

Dei concorsi enologici ci importa il giusto. Ne abbiamo frequentati alcuni, prima con curiosità, poi con sempre minore convinzione, al punto che oggi le diverse giurie hanno perso la speranza e neanche ci invitano più. Con qualche isolata eccezione, però, se no che regola sarebbe? Tra le eccezioni più degne di nota, c’è il concorso dedicato ai Pinot Nero di tutta Italia che si svolge ogni anno tra aprile e maggio nel distretto di Egna/Montagna.

Poco più di un ettaro di vigneto, ai piedi del Monte Baone, circondato da boschi di lecci (élesi in dialetto locale)

Qui, sotto l’ala protettiva della collina di Mazzon – luogo elettivo se ce n’è uno per il Pinot Nero al di qua delle Alpi – un’attivissima cellula di produttori ed enologi locali capitanati da Ines Giovanett e Peter Dipoli convoca ogni anno una quarantina di esperti, o presunti tali, e li sottopone a una coinvolgente maratona di assaggi per verificare le ambizioni e definire le gerarchie dei migliori Pinot Nero prodotti nel Belpaese.

Non sempre le nostre preferenze si accordano all’esito ufficiale dell’evento, quest’anno però siamo rimasti conquistati anche noi dall’inatteso exploit di un assoluto outsider. Lo produce Agririva, la cantina cooperativa di Riva del Garda che è anche apprezzato frantoio tra i più settentrionali del pianeta, collocato cioè a cavallo di quel 46° parallelo che inquadra una preziosa oasi mediterranea a latitudini alpine. Attenzione, però: se avete in mente il profilo anemico e anonimo dei tanti vinelli da uve pinot nero che le grandi cantine sociali trentine destinano agli scaffali dei supermercati, siete completamente fuoristrada. Maso Élesi è un vino ricavato con spirito artigianale da poco più di un ettaro di vigneto piantato nel 2007 in corpo unico a Padaro, ai piedi del Monte Baone, circondato da boschi di lecci (élesi in dialetto locale). La gestione agronomica bio e l’appassionata competenza enologica di Simone Faitelli sono fattori decisivi, ma la differenza la fa il terreno, il paesaggio, il microclima. Vinificato previa diraspatura (ma senza pigiatura), è un rosso innervato da una vena acida piacevolmente rinfrescante: non certo un vino da concorso nell’accezione più dimostrativa e anacronistica, ma accanto ai migliori Pinot Nero italiani non sfigura neanche un po’.