Piccolo classico della canzone napoletana tra le due guerre, Agata ha vissuto forse negli anni Settanta il suo momento di maggiore popolarità, reinterpretata da artisti come Nino Ferrer e Nino Taranto, Massimo Ranieri e Gabriella Ferri. Il suo indimenticabile ritornello parodiava a passo di tango il lamento sconsolato dell’uomo tradito, che si infligge una miseria punitiva senza però riuscire a riconquistare il cuore della sua amata: «Agata, tu mi capisci! Agata, tu mi tradisci! Agata, guarda, stupisci: com’è ridotto quest’uomo per te». Stupisce anche nel vino, Agathe: un rosato in anfora da uva molinara in purezza, decisamente unico nel suo genere. Lo ha immaginato e realizzato quel vulcano di Marinella Camerani, iconica vignaiola della Valpolicella che non è nuova a mettere in bottiglia piccole gemme. In questo caso il riferimento alla pietra preziosa è proprio voluto, l’agata essendo anche una pietra di colore rosa intenso, legata alla tranquillità, all’equilibrio, ma anche alla vitalità. Non sarebbe del resto statico e prevedibile un equilibrio privo di vitalità? E un vino che rinunciasse a stupire, non finirebbe alla lunga per annoiare? Marinella ne è convinta, e non nasconde un particolare legame con questo “esperimento” avviato nel 2014: cinque giorni di macerazione, poi fermentazione e affinamento condotti in anfore non rivestite internamente. Ci tiene però a sottolineare anche altri riferimenti, non solo tecnici: Agathe rimanda infatti a Sant’Agata, che si onora il 5 febbraio, ovvero giorno in cui è stato scelto il nome del nuovo rosato; come anche a un aggettivo di origine greca [αγαθο′ς] che letteralmente significa “buono”, “di valore”, “onesto”. «Così m’immagino questo vino», conclude Marinella.
Il riferimento alla pietra preziosa è proprio voluto, l’agata essendo anche una pietra di colore rosa intenso, legata alla tranquillità, all’equilibrio, ma anche alla vitalità
E così è parso anche a noi: fresco, sapido, succoso e reattivo, certamente, ma come votato a quella bontà semplice e onesta che è spesso una felice prerogativa del vino artigianale più accurato e gratificante.