Rileggendo a tarda sera gli appunti presi durante la degustazione, queste sono le note più convinte di un’intera giornata di lavoro. Si riferiscono al Bardolino La Nogara 2016 dell’azienda Casaretti. «Un vino che si riallaccia idealmente ai Bardolino più nobili – sottolinea Angelo Peretti, esperto illuminato dei vini della zona – i Bardolino che alla fine dell’800 finivano nella carta dei vini dei migliori alberghi svizzeri, rubricati insieme ai Beaujolais: e all’epoca gli hotel svizzeri erano il centro dell’alta gastronomia europea». Dal rarissimo librino La Provincia di Verona e i suoi vini, firmato da Giovanni Battista Perez nel 1900, possiamo ricostruire che i Bardolino dell’epoca non erano certamente vini strutturati, mantenevano infatti la loro proverbiale leggerezza. Solo, non arrivavano a risultare scarni, ossuti, diluiti, come non pochi esemplari degli anni Ottanta e Novanta. Erano freschi, ariosi, delicatamente fruttati. Venivano tenuti per alcuni mesi nei canevini, grotte ventilate ai piedi della rocca di Garda; poi raggiungevano in barcone la stazione di Peschiera, e da lì in treno fino in Svizzera. Dove erano apprezzati anche per una dote inaspettata: la longevità. «Ho bevuto un Bardolino Extra Fine Bertani del 1959 che era fantastico: ancora fresco, vitale, bevibilissimo», ricorda ancora Angelo. Il Bardolino La Nogara Casaretti è firmato da Stefano Rossi, che con il fratello Giammaria ha rilevato le sorti della piccola azienda di famiglia dopo la morte del padre, pochi anni fa.
Erano freschi, ariosi, delicatamente fruttati. Venivano tenuti per alcuni mesi nei canevini, grotte ventilate ai piedi della rocca di Garda; poi raggiungevano in barcone la stazione di Peschiera, e da lì in treno fino in Svizzera
Da una vigna di circa un ettaro (a pergola, con piante di 45 anni) presso Calmansino, vinificato con misura, “vede” solo acciaio e dopo circa sei mesi è pronto per essere venduto. Per il momento, quasi esclusivamente in ambito locale. Per il momento.