SANGIOVESE MODIGLIANA REDINOCE
BALÌA DI ZOLA

<<Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo». Non sappiamo se Montale bevesse, e nel caso se bevesse Sangiovese romagnolo. Se oltre che un grande poeta fosse stato un buon bevitore, avrebbe dedicato questi versi ai vini da sgranocchiare, ai vini viscosi come un lubrificante per moto, ai vini aridi e asciuganti come un boccone di terra del deserto algerino: proprio quella più riarsa, nella parte sudoccidentale, che confina con le alture dei monti Tassili n’Ajjer. E noi, idealmente con lui, scriviamo questo libro per dire ciò che non siamo: bevitori dell’imbevibile. E soprattutto ciò che non vogliamo: liquidi imbevibili di qualsiasi natura, a cominciare dal vino. Il Sangiovese che nasce sui rilievi appenninici di Modigliana, che è poi storicamente nella cosiddetta Romagna toscana, ha di solito caratteri pressoché opposti a quello delle aree più calde: croccante laddove quello è spesso surmaturo, mosso laddove quello è spesso statico, profumato di frutti freschi laddove quello odora spesso di frutto confit. Un Sangiovese atletico, insomma, che non sta sul divano a ingozzarsi ma esce a correre. Uno dei nuclei produttivi più attenti alla sua valorizzazione è gestito da Claudio Fiore e Veruska Eluci, coppia che ha scelto di vivere qui alla fine degli anni Novanta.

«Un Sangiovese atletico, insomma, che non sta sul divano a ingozzarsi ma esce a correre»

Lo schema è scontato e già visto centinaia di volte: tenuta di medie dimensioni, vigne e olivi, un casale antico da ristrutturare (che era nel 1700 una balìa, cioè la sede amministrativa del funzionario locale). Non è invece scontato l’esito dei rossi: che hanno sia l’agilità richiesta per apparire in queste pagine che la struttura dei migliori vini chiantigiani. Rossi che provengono da una tecnica calibrata, non pauperista né interventista: niente lieviti selezionati ma controllo della temperatura e delestage, nessuna forzatura nell’estrazione (salassi, o peggio osmosi inversa...) ma affinamento in barrique. Il Redinoce colpisce per l’intensità dei profumi, vivi, balsamici, speziati, e per l’energia tranquilla del palato, che ha progressione molto incalzante mantenendo sempre una centratura da fine equilibrista. Bottiglia finita in pochi minuti quando si sta in compagnia, ciò che suggerisce di non organizzare una serata tra amici con meno di una cassa a disposizione.