DÉMODÉ ROSATO
CIGLIANO

Ideato alla fine del Settecento dall’attore fiorentino Luigi Del Buono, il personaggio di Stenterello si è rapidamente imposto come la maschera tradizionale di Firenze. E la sua figura magra e allampanata è stata assimilata per estensione anche dalla lingua italiana come sinonimo di gracile e incompiuto: qualcuno (o qualcosa) che pare cresciuto a stento. «Con il rosato non ti puoi permettere vini stenterelli», ci ha confidato Niccolò Montecchi, mentre assaggiavamo insieme l’ultima annata del suo Démodé, un rosato da uve sangiovese che tutto ci è parso fuorché anemico e inoffensivo. Al contrario, si tratta di un vino che si inserisce a pieno titolo nel nuovo corso che Niccolò ha saputo imprimere all’azienda di famiglia, da quando nel 2009 ha cominciato a occuparsene a tempo pieno, dopo un lento percorso di avvicinamento. Lento e tutt’altro che lineare, se è vero che dopo la laurea in Economia agraria, il nostro è finito addirittura in Africa (due anni in Burundi, con una Ong) prima di ritrovare la strada di casa. Ma tant’è: benché la famiglia si riveli talvolta anche un insidioso ricettacolo di conflitti, il richiamo della terra finisce per avere la meglio. E Niccolò si imbarca nell’impresa di rilevare gradualmente la gestione di questa affascinante proprietà nella campagna di San Casciano in Val di Pesa, forte di una prestigiosa villa/château quattrocentesca, circondata da sessanta ettari tra vigne, oliveto e bosco. Il suo impegno si traduce in primo luogo nell’esigenza di fare rete: allaccia e rafforza i rapporti di collaborazione con vicini e colleghi e contribuisce a fondare l’associazione dei Viticoltori del Chianti Classico Sancascianese, di cui è il coordinatore.

Un vino che si inserisce a pieno titolo nel nuovo corso che Niccolò ha saputo imprimere all’azienda di famiglia

Simultaneamente reimposta il lavoro aziendale in senso artigianale e si impegna a propiziare un risveglio della terra, tanto a livello di microbiologia dei suoli quanto della biodiversità animale e vegetale. I vini ne escono trasformati, con un graduale crescendo in termini di trasparenza espressiva che contagia rapidamente tutta la gamma, dal più austero dei Chianti Classico Riserva fino al più spensierato Démodé. Spensierato ma non “stenterello”; imbottigliato senza solfiti aggiunti, ma comunque nitido e preciso nell’esprimere il suo carattere succoso e salino; leggero e beverino, ma non un vinello da aperitivo. Servito fresco, a tavola una sola bottiglia rischia seriamente di non bastare.