TIN
MONTESECONDO

Ci troviamo in un territorio inesplorato e di recente vocazione vitivinicola, battuto da pochi intenditori: l’area del Chianti Classico, in Toscana. Qui merita di essere conosciuto meglio il saporito rosso che i vignaioli del posto ottengono da una varietà locale chiamata sangiovese. Un’uva abbastanza caratteriale, scorbutica, per nulla facile da lavorare. Ma un’uva che sa dare vini ricchi di personalità, capaci di una parabola evolutiva in cantina insospettabilmente lunga. Nella parte che guarda più da vicino Firenze, ai confini nord occidentali della denominazione, l’azienda di Montesecondo svolge una ricerca serrata per esprimere – non “al meglio” né ovviamente al peggio: semplicemente, nella misura più autentica e non mediata possibile – il carattere dei liquidi idroalcolici tipici di questa terra. Qui ci si trova in un punto di ipertransizione, in una sorta di area liminale al quadrato: se è vero – com’è vero – che il Chianti in senso storico è di suo “terra di confine e di frizioni”, la sottozona di San Casciano è confine tra il Chianti più classico, cioè più aspro e severo, semi montagnoso, e le campagne più dolci e rassicuranti a ovest dei sacri recinti della Docg. Le vigne sono in due parti distinte della tenuta: «Una zona più bassa con terreni argillosi, a tratti sabbiosi misti a galestro dà vini più caldi, maturi, carnosi, l’altra a 450 metri di altitudine in un terra dove c’è più calcare, dove il terreno è più drenante dà vini più croccanti, freschi con acidità più pronunciate».

La sottozona di San Casciano è confine tra il Chianti più classico, cioè più aspro e severo, semi montagnoso, e le campagne più dolci e rassicuranti a ovest dei sacri recinti della Docg

Silvio Messana sceglie un’agricoltura biologica e un’enologia microinvasiva, con tanto di suggestione arcaico/contemporanea della vinificazione in anfora. Ne deriva un Sangiovese di squillante sonorità aromatica, limpido, privo di cedimenti sauvage all’olfatto e particolarmente vibrante al palato. Un Sangiovese che si mangia in insalata molti dei rossi suoi conterranei e pare avviato a una lunga vita in bottiglia.