l nome del produttore non suona toscanissimo: dal 1400 ad oggi il patronimico Habsinger non risulta infatti documentato nel territorio di Montevarchi con la stessa rilevanza statistica di Vannini, Bianchi, Corsi, Barbagli. Eppure il vino che Bertrand Habsinger produce, in rigoroso regime biodinamico, sull’assolato poggio di Caspri, è quanto di più toscano si possa immaginare e gustare. È la dantesca legge del contrappasso: se sei tosco da cinque generazioni ma fai quelli che il Manzoni definiva rossi del menga, indistinguibili da vini anabolizzati prodotti in Australia, o Sud Africa, o California (in ambetre le regioni, en passant, cresce per fortuna in misura esponenziale il numero di bottiglie ben fatte, vere, spontanee nello sviluppo aromatico e facili da bere), nei fatti risulti molto meno tosco di un francese che interpreta con onestà, trasparenza e nitore i migliori caratteri mutuati dalla tradizione del luogo. Diciamo francese perché in effetti Bertrand è alsaziano, e si è trasferito da queste parti nel 2006. La tenuta, dalle robuste radici storiche, vanta un edificio settecentesco e una decina di ettari di vigna. Si coltiva castamente e si vinifica in modo cistercense: niente di niente in aggiunta alla massa in fermentazione (a grappolo intero), niente di niente aggiunto al vino.
La tenuta, dalle robuste radici storiche, vanta un edificio settecentesco e una decina di ettari di vigna. Si coltiva castamente e si vinifica in modo cistercense
Scriviamolo senza mezze misure: il Rosso di Caspri 2013, da uve sangiovese, è davvero un rosso magnifico. È una sorta di trait d’union tra il meglio della toscanità – frutto schietto e vivace, note sapide, tannini sodi – e il meglio della francesità, evidente nei nettissimi profumi e sapori di inchiostro e sangue; quasi da rosso del Rodano del Nord. Un bellissimo conseguimento, e una bottiglia scolata in meno di quattro minuti e mezzo (in tre persone, eh!).