Siamo stati a lungo incerti se recensire questo vino. Non per la sua qualità, che è più che confortante, ma per l’universale impresentabilità del nome: temevamo infatti che l’editore stesso ci avrebbe cassato la scheda e magari anche messo in discussione gli accordi formali già presi. All’articolo 14, paragrafo 3, del contratto da noi firmato, si legge infatti: «Qualora il materiale da Voi fornito contenga elementi tali da urtare la sensibilità comune o peggio lesivi del buon nome della casa editrice, i vincoli cogenti si riterranno annullati, rimanendo così sollevata la casa editrice stessa da ogni impegno economico assunto con l’accettazione del presente contratto». Alla fine ha prevalso la convinzione che il produttore, Marco Capitoni, fosse in perfetta buona fede, e che non intendesse in alcun modo offendere i bevitori di lingua italiana. Il nome Troccolone viene da un termine tosco per indicare un personaggio folkloristico, oggi scomparso, che batteva la campagna dell’Orcia proponendo baratti ai contadini del posto. Se ne fregia – si fa per dire – un buonissimo Sangiovese, ottenuto da una vinificazione in anfore di terracotta. Anfore di altissimo artigianato: non già kvevri georgiani – ormai riassorbiti nella classicità e quasi nella prevedibilità – né anfore spagnole, che pure vanno fortissimo presso gli enomaniaci barbuti e occhialuti. No: due giare da cinque ettolitri ciascuna, ottenute dalla terra dell’Impruneta e «realizzate manualmente con la tecnica denominata ‘a colombino’, cioè senza stampi. Tutta la superficie è lasciata al naturale, senza alcuna smaltatura, vetrificazione o altro intervento». Ne vien fuori un rosso di intensità colorante prossima a un robusto rosato, un po’ reticente a concedersi sulle prime all’olfatto, ma con l’aria più focalizzato e invitante.
Il nome Troccolone viene da un termine tosco per indicare un personaggio folkloristico, oggi scomparso, che batteva la campagna dell’Orcia proponendo baratti ai contadini del posto
Succoso, rinfrescante, agile e piacevolissimamente fruttato (ciliegia croccante, mirtillo, susina) al palato, si congeda ritmato e controllatamente tannico nella sapida chiusura.