<<Chi del Chianti
chiede a Chiasso
chiaramente china il capo
ma chi chiede il Chianti a Chiasso?»
Per raccontare un Chianti nel segno della leggerezza, quale migliore incipit dell’Alfabetiere di Bruno Munari? Se il ritmo viene prima del senso, spesso c’è più gusto, in poesia come anche nel vino. E se la poesia non deve essere noiosa, tanto meno il Chianti: uno dei territori italiani con la vocazione più spiccata per il rosso di quotidiana levità e scanzonata scorrevolezza. Sembra un’evidenza pacifica, ma non lo è affatto.
E ancora oggi che la moda dei rossi concentrati e dimostrativi volge finalmente al tramonto, fare esperienza di Chianti genuinamente ispirati a una bevibilità spensierata quanto appagante, non è così ovvio. Uno dei più appaganti è prodotto nella campagna di Asciano. Dici Asciano e pensi subito alle crete senesi. Poi però arrivi al Podere Alberese e i conti non tornano: sassi e pietre a più non posso e l’argilla relegata al ruolo di comprimaria. Qui ci accoglie Lucia Bozzano, aggregata all’azienda di famiglia dopo essersi laureata in Viticoltura ed Enologia a Milano nel 2006, che è anche la prima annata messa in bottiglia. A studiare il suo curriculum, si potrebbe arguire che l’esperienza fatta a Montalcino da Poggio di Sotto le sia stata utile a sintonizzarsi sulle frequenze di un sangiovese vinificato in sottrazione; ma la ricerca di essenzialità riflette anche una sensibilità tutta personale. «Da consumatrice cerco vini freschi, leggeri e succosi», ammette Lucia. Così A vento e sole, che proviene dalle vigne più giovani del sangiovese aziendale e incorpora nel blend anche un 10% di fogliatonda.
Se la poesia non deve essere noiosa, tanto meno il Chianti: uno dei territori italiani con la vocazione più spiccata per il rosso di quotidiana levità e scanzonata scorrevolezza
Le uve sono diraspate senza pigiatura, la fermentazione avviata senza ricorso ai lieviti selezionati e la macerazione è piuttosto breve, circa una settimana; poi un anno e mezzo di maturazione in acciaio e sei mesi di affinamento in bottiglia prima di andare in commercio. È un Chianti da bere a secchi, come i versi di Scialoja e di Munari: non sappiamo se chiederne a Chiasso, ma di certo non ci lascerà a Golasecca.