Figlio di un medico e di una ballerina di danza classica, Maurizio Comitini al vino ci arriva col tempo, per scelta. Nei suoi ricordi d’infanzia, però, il vino gioca già un ruolo premonitore. Racconta infatti Maurizio che quando accompagnava il babbo nelle visite in campagna ai pazienti contadini, un sorso di vino ci scappava sempre. E quando quel sorso era buono, il suo sapore tendeva a non mollare il palato e a stamparsi nella memoria. Chi l’avrebbe mai detto che quel primo imprinting adolescenziale sarebbe stato poi rielaborato dal vignaiolo, a distanza di oltre trent’anni, nell’esigenza di sperimentare in proprio un rosso di ispirazione contadina? Certo, nel frattempo il Comitini ha coltivato il suo palato e aperto i suoi orizzonti alla piacevolezza dei vins de soif più scorrevoli e beverini: una tipologia non così in auge nelle terre poliziane, dove il malinteso blasone del Vino Nobile ha spesso dirottato il gusto dei vignaioli sulle false piste di rossi concentrati e muscolari. E così a Croce di Febo si recuperano piccoli appezzamenti di vecchie vigne delle varietà più disparate, secondo quella consolidata consuetudine contadina che voleva le uve rosse e bianche piantate nello stesso luogo e vendemmiate in unica soluzione. La vinificazione è condotta nelle vasche di cemento, dove l’uva bianca occupa con tutti i raspi il fondo del recipiente, seguita dalle uve rosse, diraspate ma non pigiate; una parte della fermentazione avviene con le bucce, una parte senza, non si utilizza nessun coadiuvante enologico, e dopo otto mesi in cemento, due in acciaio e quattro in bottiglia, il Bio Lupo va in commercio a ridosso del Santo Natale.
A Croce di Febo si recuperano piccoli appezzamenti di vecchie vigne delle varietà più disparate, secondo quella consolidata consuetudine contadina che voleva le uve rosse e bianche piantate nello stesso luogo e vendemmiate in unica soluzione
Dettaglio non trascurabile, la concomitanza con la festività religiosa, trattandosi di un’etichetta ironicamente blasfema: «È un po’ la mia risposta al Bionasega di Montalcino», precisa Maurizio. Che invece il bio lo ha scelto sul serio e da oltre dieci anni, ma senza nessun fideismo, anzi: «Per me l’opzione bio ha significato aumentare i monitoraggi, gli assaggi, l’impegno; perché quello che mi sta a cuore è fare vini sani e puliti, ma senza la chimica». Scanzonato e beverino come pochi, Bio Lupo prima suggerisce delicati richiami aromatici (melograno, foglia di pomodoro) poi sfodera senza preavviso la sua acidità croccante, dissimulando con beffarda irriverenza una succosissima fragranza. Nasce per accompagnare una merenda, ma ci puoi tranquillamente andare avanti fino all’alba.