ROSSO DI MONTEPULCIANO IL GOLO
IL MOLINACCIO DI MONTEPULCIANO

S

ito turistico tra i più importanti d’Italia per la magnificenza del paesaggio e delle opere d’arte, esaltato per il suo vino da cantori tra cui il Redi, il cui giudizio lusinghiero conoscono a memoria anche nella Namibia, eccetera eccetera. Cose arcinote. Tuttavia, Montepulciano ha nel vino un consenso maggiore dal pubblico che dalla critica indipendente, e da molti anni.

Nel ‘Golo’ porta il nome di un uccellino (il rigogolo) e di quello ha la grazia e la vitalità

Quel che è parso mancare, spesso, è un’identità forte di territorio, nel quale occorrerebbe credere per quel che può dare, senza perder tempo a confrontarsi con altre zone classiche della Toscana, rispetto alle quali le differenze sono più rilevanti dei punti di contatto. Secondo noi, da Montepulciano può (dovrebbe) uscir fuori un rosso tonico, garbato e graduale – e del resto il biotipo locale di sangiovese non ha nome “prugnolo protervo” o “prugnolo massiccio”, bensì “prugnolo gentile”. E dal vino più ambizioso, il Nobile, una complessità quieta, che non evochi né prepotenze né detonazioni, ma aperta, assecondando del Sangiovese una vocazione certa, a suggestioni molteplici nel segno dell’eleganza e dell’euritmia, come nelle architetture del luogo. Per anni, invece, da questo panorama di piagge alberate e vigneti pettinati, baciato in estate da un sole generoso, sono usciti quasi solo vini di polarità opposta: cupi, concentrati, lapidari, in cui l’effimera soavità dei profumi era spesso assicurata dai generosi tagli – ammessi dal disciplinare fino a quasi un terzo del totale – con varietà francesi all’uopo incluse. Per fortuna, la critica non riguarda tutti: una decina di cantine (citeremo come esempi Gracciano della Seta, Godiolo, Il Conventino, Podere Sanguineto, Le Casalte, Podere Lamberto) ci hanno offerto costantemente approdi sicuri per cogliere l’essenza del territorio infusa nel suo vino. Il progetto del Molinaccio di Montepulciano, realtà agrituristica con una produzione ancora limitata, è un altro germoglio che potrebbe sbocciare nel senso che auspichiamo. Godetevi dopo mezz’ora di frigo il suo Rosso di Montepulciano, che nel “Golo” porta il nome di un uccellino (il rigogolo) e di quello ha la grazia e la vitalità; succoso, profumato di iris e ciliegia, fresco e disimpegnato, ha una bella modulazione all’assaggio, e diffonde un senso di armonica simmetria.