La famiglia Tonelli fa vino da generazioni. Produttori almeno dal 1912, tra le due guerre arrivano a realizzarne fino a tremila ettolitri, tutto vinificato in botte e venduto in damigiana nelle tante osterie locali. All’epoca sono più trasformatori che viticoltori: comprano le uve nel distretto della Vernaccia Rossa di Pergola e le vinificano nella vecchia cantina, situata nel centro storico del paese e attiva fino a inizio anni Sessanta.
Sono i custodi di una tradizione produttiva e di un patrimonio storico, che si sforzano di mantenere in vita recuperando materiale vegetale dai vecchi viticoltori della zona
In tempi più recenti, è Francesco Tonelli a riprendere in mano l’attività: insegnante di scuola media con l’hobby del vino, a metà anni Ottanta comincia a piantare vigneti sui terreni di sua moglie, dando vita alle prime etichette con il marchio Villa Ligi. L’impegno diventa presto totalizzante e così decide di lasciare la scuola, rilevando altre vigne da un’azienda della zona e continuando ad ampliare la superficie vitata, che oggi si aggira intorno ai trenta ettari ed è gestita insieme al figlio Stefano. Simultaneamente Francesco porta avanti la documentazione per garantire un futuro meno incerto al vino del suo territorio: è così che dopo quasi vent’anni di ricerche e di relazioni, con il decisivo incoraggiamento di un già anziano Luigi Veronelli, si arriva a costituire nel 2005 una minuscola Doc, centrata sul territorio di Pergola e il suo originale clone di aleatico. Quello dei Tonelli è un lavoro prezioso: sono i custodi di una tradizione produttiva e di un patrimonio storico, che si sforzano di mantenere in vita recuperando continuamente materiale vegetale dai vecchi viticoltori della zona, per conservare la preziosa biodiversità della Vernaccia di Pergola.
Un vino di cui sono ancora in pochi a conoscerne l’esistenza, anche tra gli stessi appassionati. Ma è un peccato, perché l’obiettiva originalità espressiva di questo rosso è tutta declinata nel segno della leggerezza, della grazia aromatica, della scorrevolezza. Così il Grifoglietto, ricavato da un vigneto ultracinquantenne piantato su argille marnose ricche di humus, in località Grifoleto. In vigna i diradamenti sono spinti e serve tantissima mano d’opera; in cantina si interviene meno, la fermentazione è spontanea e il vino matura per quasi un anno in botte grande, dove affina i suoi invitanti profumi di peonia e fragoline di bosco, conservando però immediatezza e delicatezza del tocco.