La varietà del paesaggio del Basso Garda, dove sta Sirmione, “la Perla”, è sconcertante. In una mattinata si possono
scattare foto di rovine romane, torri medievali, palazzi seicenteschi, strutture moderne; tutto, con il grande lago alle spalle, un quinta azzurra che
esalta i contrasti e i colori delle cose. Le argille moreniche dei terreni sono forti, coese; l’insolazione elevata, diretta e riflessa; molte vigne sono
in pianura. Eppure, c’è una tradizione vinicola arcaica in questa zona, che si concreta in un bianco sottovalutato, il Lugana. Annotava Bruno Bruni in un
suo testo del 1964 – prima che si ponesse mano alla sistemazione legislativa della produzione nazionale, quindi – come il Lugana, «prodotto quasi totalmente con uva di trebbiano veronese» fosse «conosciuto e rinomato da antica data». Gli aggettivi per qualificarlo? «Asciutto, sapido, armonico, leggermente acidulo, fresco e gradevole». Tutto sommato, riteniamo che il lavoro, pur aggiornatissimo a livello di conduzione agricola e trasformazione, di cantine come la Cascina Maddalena si
muova lungo il filo della continuità con il Lugana di quei tempi. Ne produce due. Uno, più avvolgente, ha nome Clay (in inglese: argilla), ed è un bianco
ambizioso, potente e complesso. L’altro, il Capotesta, è il prodotto “d’annata”, e lo abbiamo trovato irresistibile. Ci è stato possibile assaggiarne due
annate, la 2016 e la 2014. Il frutto, che ha un aspetto agrumato o uno più esotico a seconda del millesimo, è in entrambi i casi scortato da una veemente
nota minerale, come di roccia umida, e persino di fumo.
Le argille moreniche dei terreni sono forti, coese; l’insolazione elevata, diretta e riflessa; molte vigne sono in pianura
L’assaggio lo svela puro, energico e rinfrescante, in una parola dinamico; il finale ha un’eco salmastra. Un esito che ha fatto riflettere sul
potenziale inesplorato di alcuni vitigni tradizionali, quelli realmente “popolari”, che non si ritengono capaci di simili prodezze; forse non li
“ascoltiamo” abbastanza. Qui, la turbiana, che altro non è se non il biotipo locale del plebeo trebbiano, trova sulle argille di bordo lago la bellezza e la coordinazione di un cigno. E vola alta, difatti.