CERASUOLO D’ABRUZZO SUFFONTE
LUDOVICO

T

ra i numerosi sconvolgimenti del terremoto aquilano del 2009, che ha devastato le vite di un’intera comunità, c’è un effetto che ha del paradossale. Molti dei giovani che lo hanno vissuto dall’interno, infatti, segnati da un trauma così violento e irreversibile, hanno scelto di andarsene e rifarsi una vita altrove; molti altri che invece erano fuori per ragioni di studio o di lavoro, hanno per contro deciso di tornare. Così Lorenza Ludovico, che dopo gli studi di antropologia teatrale all’Università dell’Aquila si era trasferita a Torino per il perfezionamento. Il terremoto ha aperto una breccia nel suo progetto di vita e l’ha spinta a tornare in Valle Peligna, a Vittorito, per affiancare suo padre e occuparsi dell’olio e del vino prodotti in azienda. Qui ha trovato presto una sua dimensione, scoprendo un’inattesa linea di continuità con il precedente campo d’indagine: «È sorprendente come la vigna e la campagna richiedano un’attenzione ai piccoli gesti e uno scrupolo nella cura dei dettagli che rivelano molti punti di contatto con il lavoro che si fa a teatro». E infatti l’attenzione al dettaglio, la sensibilità interpretativa, l’autenticità e il tempismo nei minimi gesti, specie in una piccola azienda di impostazione artigianale, fanno tutta la differenza del mondo. Lorenza e suo padre Enzo si dedicano con questo spirito a duecento piante di ulivo e a poco più di un ettaro di vigna, tutta piantata a montepulciano nei due appezzamenti di contrada Suffonte e contrada Fontuccia.

Il terremoto ha aperto una breccia nel suo progetto di vita e l’ha spinta a tornare in Valle Peligna, a Vittorito, per affiancare suo padre e occuparsi dell’olio e del vino prodotti in azienda

Se ne ricavano due vini, un rosso e un rosato, anche se qui un tempo per vino rosso si intendeva il rosato, mentre l’altro era il nero, che sostava a lungo in cantina ed era legato alle occasioni particolari, fuori dalle abitudini quotidiane: «Molti viticoltori non ne bevono, e così anche mio padre», sottolinea Lorenza. È dunque al rosato che ci si riferisce come vino propriamente inteso, destinato al consumo di tutti i giorni: un vino tipico dell’entroterra collinare aquilano, segnato dalle escursioni termiche del clima di montagna e dalle consuetudini di una tradizione rurale ben radicata. Pressato con il torchio e vinificato nei tini d’acciaio, dove resta fino al termine dell’estate successiva alla vendemmia, il Cerasuolo Suffonte fa sua tanto una certa asprezza del paesaggio, quanto la meticolosa e delicata attenzione al dettaglio; e le amalgama in un sorso leggero ma grintoso, innervato di freschezza e succosità.