CERASUOLO D’ABRUZZO
PRAESIDIUM

I

l graditissimo invito ricevuto da Ottaviano Pasquale per una verticale completa del suo Montepulciano d’Abruzzo Riserva ci ha offerto qualche tempo fa un goloso pretesto per tornare su a Prezza. Dalla nostra ultima visita era passato qualche anno, ma qui il tempo segue un corso tutto suo e a noi è sembrato di ritrovare ogni persona, ogni sapore, ogni singolo dettaglio esattamente come lo avevamo lasciato. L’affettuosa ospitalità di Antonia, la meticolosa precisione di Ottaviano, la spontanea vitalità dei vini, l’inarginabile generosità di papà Enzo, la squisita cucina di mamma Lucia. «Come mai non torniamo qui più spesso?», era il tarlo che martellava in testa. Ma in momenti così magici è bene non insistere con le domande troppo intelligenti, pena un repentino tracollo dell’autostima e una pericolosa inclinazione alla malinconia alcolica. Meglio restare lucidi, continuare a prendere appunti e fare finta di niente. Una verità che però ci riesce ormai impossibile ignorare è quanto sia buono il Cerasuolo di Praesidium. Per carità, giù il cappello davanti a una Riserva di Montepulciano tanto longeva e sanguigna, a un Ratafià così avvolgente, a un Mostocotto tanto cremoso. Ma vuoi mettere il Cerasuolo? Se all’epoca della sua trasferta aquilana Mario Soldati ne avesse assaggiato uno così schietto, piuttosto che l’anonimo vinello di un commerciante qualsiasi, sarebbe ricorso a commenti ben altrimenti entusiastici di uno sbrigativo e ingeneroso «passabile». Altro che passabile: il Cerasuolo realizzato da Enzo e Ottaviano Pasquale è un vino semplicemente meraviglioso, che ogni appassionato dovrebbe assaggiare (o meglio “strabere”) almeno una volta nella vita. Delicato nel profilo aromatico di gelso e rosa canina; armonioso e insieme reattivo nel sapore, dove freschezza e sapidità trovano piena sintonia; tonico nella progressione e trascinante nel lungo finale.

Qui il tempo segue un corso tutto suo e a noi è sembrato di ritrovare ogni persona, ogni sapore, ogni singolo dettaglio esattamente come lo avevamo lasciato

Un vino/bandiera, un riferimento imprescindibile per quella accezione della leggerezza in chiave “finto-semplice” che non smette di incantarci e sorprenderci.