LACRYMA CHRISTI DEL VESUVIO ROSSO MUNAZEI
CASA SETARO

L

a crescita qualitativa del distretto vesuviano non sarà velocissima, ma è certa e costante; inoltre, per una pubblicazione come questa dedicata ai vini facili da bere, l’area è una specie di miniera a cielo aperto, perché i dati di terroir sembrano fatti apposta per togliere dalle spalle di bianchi, rossi e rosati gli elementi ridondanti. Praticamente ogni anno, da qualche tempo, ci si trova ad assaggiare qualcosa di nuovo dall’area, e ci sembra cresca anche l’apertura di credito del mercato: bene così. Per la verità, certo la famiglia Setaro nuova al vino non è: sono almeno tre generazioni che di padre in figlio ci si passano i rudimenti dell’arte nobile del vigneron. Massimo però ha spinto il piede sull’acceleratore con una determinazione senza precedenti; ha smesso di vendere l’uva a privati e grandi cantine e ha inaugurato un’attività propria, con i primi imbottigliamenti con la vendemmia 2005. I vini, tutti, in particolare a nostro avviso a partire dalla vendemmia 2015 compresa, hanno acquisito precisione e nitore, sembrano rendere meglio la naturale sapidità che il luogo concede, e dal punto di vista aromatico squadernano qualcosa che definiremmo come una “policromia” nuova. Il Lacryma Rosso, nostro coup de coeur dell’anno, profuma come l’erboristeria di un pazzo che abbia aperto tutti i vasi contemporaneamente; il che troviamo dipenda dall’aver saputo convogliare, in un’annata che in zona si farà ricordare, le risorse di un’uva dalla vocazione “artistica” come il piedirosso, accordo di fragilità e di genio. Peraltro, il vino, che nella versione 2016 è uno dei migliori rossi della Campania a nostro parere, offre anche altro che grandi profumi.

Profuma come l’erboristeria di un pazzo che abbia aperto tutti i vasi contemporaneamente

Ha una tessitura gustativa nobile e sobria, un senso di soffusa eleganza, un’acidità puntuale e un finale espressivo, tenero e misurato. Per questo, lo proveremmo su un piatto della cucina tradizionale di mare (vedi sotto). Anzi, diciamo la verità: lo abbiamo provato, e ce simm’arricreat’.