Salinger, era solito disseminare genialità non solo nelle pagine dei suoi romanzi, ma anche nei titoli e nelle dediche. Prendiamo ad esempio un racconto pubblicato nel 1963, Alzate l’architrave, carpentieri: il titolo, misterioso se ce n’è uno, cita un frammento poetico di Saffo (il n. 111); ma la dedica che lo accompagna è perfino più affascinante: «Se in tutto il mondo è rimasto ancora un lettore che legga per il gusto di leggere – o che comunque dopo aver letto se ne vada per i fatti suoi – gli chiedo o le chiedo, con indicibile affetto e gratitudine, di dividere la dedica di questo libro in quattro parti con mia moglie e i miei bambini». E nel mondo del vino? È rimasto ancora un bevitore che beva per il gusto di bere? O che comunque dopo aver bevuto un buon vino se ne vada per i fatti suoi, senza per forza fotografarne l’etichetta e sparare un punteggio in centesimi sulla propria pagina facebook? Senza sciorinare una litania di descrittori e altre spericolate congetture nel suo arguto commento all’ultimo post al vetriolo dell’ennesimo blog per eno-gastro-fighetti? Ebbene, se un simile bevitore ancora esiste, sappia che ha tutta la nostra ammirazione. Ci piacerebbe stappare una bottiglia insieme e condividere un momento simpatico, possibilmente parlando d’altro. Anzi, un vino per questo rendez-vous l’abbiamo già messo in fresco: è un rosato da uva aglianico prodotto nel Vulture dalla cantina Grifalco della famiglia Piccin. Realizzato a partire dal 2014, voluto con determinazione dal giovane Lorenzo, classe 1988, non è il solito rosato di risulta, anzi. «Cercavo di imparare a declinare la leggerezza», ci spiega Lorenzo: mica male come premessa. Le uve sono selezionate nel comprensorio di Maschito, quindi accuratamente diraspate e pressate a bassa temperatura; l’energia dell’aglianico, che rilascia esuberanza anche nella rapida cessione del colore, impone un contatto con le bucce molto veloce, che si riduce a circa mezz’ora.
Ci piacerebbe stappare una bottiglia insieme e condividere un momento simpatico. Un vino per questo rendez-vous l’abbiamo già messo in fresco
E tuttavia qualcosa di quell’energia passa nel vino, innervato di vibrazioni sapide. Si beve senza pensieri, per il puro piacere di bere, ma il rischio di prenderci gusto è tremendamente serio.