LIAMA
VIGNA MERIDIO

A

 Milano, in un bar che si chiama l’Elettrauta, su un muro c’è scritto: «guida piano, che poi devi bere». Un geniale luogo comune al contrario che sarebbe stato perfetto per una raccolta pubblicata qualche anno fa (Scusa l’anticipo, ma ho trovato tutti verdi, Einaudi 2010); e avrebbe fatto la sua degna figura accanto a uscite del tipo: «i soldi non danno l’infelicità»; «appena svengo vedo il sangue»; «in fondo Mussolini ha fatto anche tante schifezze». E via così. Nel nostro piccolo, nutriamo anche noi una certa passione per la decostruzione e lo smontaggio dei luoghi comuni sul vino, tanto da aver già dedicato al tema una pubblicazione mirata, che non ha vinto il Pulitzer per colpa dei soliti inciuci di potere (Fabio Rizzari, Le parole del vino, Giunti 2015). Anche in tema di vino si va infatti stratificando una gran quantità di luoghi comuni, spesso legittimati dalle scorciatoie dell’eccessiva semplificazione, ma talvolta del tutto imperscrutabili, al punto che non vi si riesce a rintracciare nemmeno un minimo sindacale di sensatezza. Prendiamo come esempio una terna di luoghi comuni tra i più tenaci da sfatare:

1. i vini del Sud sono pesanti

2. il rosso va bevuto a temperatura ambiente

3. il rosso non si abbina con il pesce.

Nel frastagliato arcipelago di bottiglie che contraddicono palesemente la sterile rigidezza di simili assiomi, peschiamo un rosso siciliano capace di smentirli tutti e tre in un colpo solo. Proviene dalla campagna di Chiaramonte Gulfi, cioè da una località che quanto a latitudine sud regge pochi confronti, trovandosi più o meno sulla stessa linea di Tunisi.

Siamo alle pendici dei Monti Iblei, e l’accento sudista convive qui con una lingua svelta e agile, propiziata da suoli con elevata percentuale di ciottoli calcarei e da escursioni termiche di sorprendente ampiezza

Siamo però alle pendici dei Monti Iblei, e l’accento sudista convive qui con una lingua svelta e agile, propiziata da suoli con elevata percentuale di ciottoli calcarei e da escursioni termiche di sorprendente ampiezza. Se ne avvantaggia soprattutto il Liama, un rosso a cui l’uva frappato, con i suoi aromi di marca floreale dalla coinvolgente verve espressiva, garantisce un profilo snello e un tatto aggraziato. Servito fresco (intorno ai 13 gradi), su un palombo in umido con pomodorini, olive e capperi, farà piazza pulita delle ultime cautele residue. E per chi se lo beve a casa, non c’è neanche il problema di guidare piano.